Oscar 2022, il trionfo di CODA e il pugno di Will Smith
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Oscar 2022, il trionfo di CODA e il pugno di Will Smith

di Simona Santoni

Un po’ a sorpresa, vince il film sulla comunità sorda. Ma la sorpresa più grande, scioccante, è l’eruzione di rabbia del divo vendicatore. Che conquista anche la sua prima statuetta

Lady Gaga elegante e rock in smoking, farfallino e tacchi a spillo, accanto a Liza Minnelli in carrozzina, total black e polsini fucsia, icone tra note e recitazione, a presentar l’Oscar più importante, quello al miglior film, andato un po’ a sorpresa a CODA – I segni del cuore. In platea Timothée Chalamet, spettatore ammaliante a petto nudo.

E poi Troy Kotsur, raggiante, primo attore non udente a vincere l’Oscar, salutato con un ruotar di mani, gli applausi nel linguaggio dei segni. E tre giganti di Hollywood, Francis Ford Coppola, con Robert De Niro e Al Pacino a guardargli le spalle, che approfitta dell’omaggio per i 50 anni de Il padrino per innalzare un «Viva l’Ucraina». E la vulcanica Ariana DeBose premiata per West Side Story, così bella e genuina, che ringrazia a suo modo l’America: «Una ragazza queer afro-latina è qui che festeggia. Il massimo della vita».

Ma purtroppo, probabilmente, la scena che rimarrà più impressa negli annali degli Academy Awards, è solo una: il pugno che Will Smith ha rifilato a uno sconcertato Chris Rock. «Viva l’Ucraina», certo. Viva la pace.

Lady Gaga e Liza Minnelli
Myung Chun / Los Angeles Times via Getty Images
Lady Gaga e Liza Minnelli

Will Smith, la rabbia e la commozione

Will Smith, alla terza nomination all’Oscar, come da pronostici centra l’Academy Award come migliore attore protagonista, per aver messo tutta la sua dedizione e passione come padre accudente e propositivo delle sorelle Williams in Una famiglia vincente – King Richard. Quello che però non potevamo di certo pronosticare è quanto accaduto poco prima della vittoria, il Will Smith furioso.

In una cerimonia degli Oscar incentrata sull’umorismo (tant’è che a presentare c’erano tre comiche, Regina Hall, Amy Schumer e Wanda Sykes), sul palco del Dolby Theatre di Los Angeles è spettato anche a Chris Rock intrattenere, con battutine taglienti buttate qua e là. Fino a quella di certo infelice verso Jada Pinkett, moglie di Will: «Vorrei tanto vedere Soldato Jane 2». Il riferimento è al look di Jada, calva come lo era Demi Moore in Soldato Jane, peccato però che la scelta estetica di Lady Smith è dovuta all’alopecia, malattia con cui l’attrice combatte da anni, come ha rivelato pubblicamente. Will dapprima ha riso, mentre Jada invece sollevava gli occhi al cielo infastidita. E poi l’inimmaginabile.

Will Smith in versione vendicatore si è diretto verso il palco per sfoderare un pugno in faccia a Rock, che forse è rimasto ancor più stupito di noi. E poi, tornato a sedersi accanto a Jada, la minaccia: «Tieni il nome di mia moglie fuori dalla tua *** bocca».

Will Smith e Chris Rock
Myung Chun / Los Angeles Times via Getty Images
Will Smith colpisce Chris Rock

Gag o verità? Sketch studiato a tavolino o imprevista eruzione di rabbia (in parte censurata dal montaggio)? Anche i divi, i più grandi, sono umani. E possono fare grandi errori. Il discorso di accettazione dell’Oscar ha mostrato un Will fragile, in lacrime. Che ha provato a giustificare l’ingiustificabile: «Richard Williams era un difensore accanito della sua famiglia. In questo momento della mia vita sono sopraffatto da quello che Dio mi chiede di fare e di essere su questa terra. Sono stato chiamato ad amare le persone e a proteggerle. In questo mondo c’è chi non ha rispetto e spesso devi tenere un sorriso stampato in faccia e fingere che vada tutto bene».

Will Smith non ha voluto fingere, ma autenticità non è sinonimo di violenza. «Nel tuo momento più alto – ha proseguito – è proprio allora che il diavolo viene a tirarti la manica. Io voglio essere un veicolo d’amore e voglio ringraziare Venus, Serena, tutta la famiglia Williams per avermi affidato la loro storia, voglio essere un ambasciatore di questo genere di amore, di cura, di attenzione. Vorrei scusarmi con l’Academy e con tutti gli altri colleghi candidati. L’arte imita la vita e forse mi sto comportando come un papà pazzo come Richard, però sì, l’amore ti fa fare cose folli».

Il tutto dopo che, nella parte iniziale dello show, era stato rispettato un minuto di silenzio per il popolo ucraino. In una sorta di preghiera di pace.

I messaggi di inclusione

In una cerimonia ricca di contraddizioni e caotica, con molti momenti autocelebrativi e strani montaggi dedicati alle otto categorie non premiate in diretta, tanti sono stati comunque i momenti di luce. E tutti questi parlavano di inclusione.

La vittoria di CODA – I segni del cuore di Sian Heder (dal 31 marzo al cinema), Oscar al miglior film ai danni del favorito Il potere del cane, è una vittoria anche per i “figli di un Dio minore”, per i disabili e per chi ha canali di comunicazione diversi dai canonici. CODA infatti è l’acronimo di Child of Deaf Adults (bambino in una famiglia di non udenti), e ha per protagonista una ragazzina che è l’unica udente della sua famiglia (nel cast anche Marlee Matlin, prima attrice sorda a vincere l’Oscar per Figli di un dio minore, nel 1987).
Quando Troy Kotsur, padre del film, è stato premiato come miglior attore non protagonista, ha dedicato il premio alla comunità CODA, alla comunità sorda e a tutte le persone con disabilità: «Questo è il nostro momento».

Ariana DeBose, Troy Kotsur e Jessica Chastain
Allen Schaben / Los Angeles Times via Getty Images
Gli attori Ariana DeBose, Troy Kotsur e Jessica Chastain con i rispettivi Oscar

Jessica Chastain, alla terza nomination e alla prima statuetta come migliore attrice protagonista per esser diventata telepredicatrice ne Gli occhi di Tammy Faye, nel ritirare l’Oscar ha voluto portare l’attenzione sulla comunità Lgbt: «Il suicidio ha colpito molte famiglie, anche la mia, e soprattutto la comunità Lgbt. Siamo di fronte a una legislazione discriminatoria, che porterà soltanto ad altra violenza. In momenti come questi penso a Tammy e sono ispirata dalla sua compassione e dall’amore».

Ariana DeBose, un vulcano di energia e umanità nei panni di Anita nel musical di Spielberg West Side Story, è stata premiata come migliore attrice non protagonista. Di origini afroamericane, portoricane e italiane, è stata essenziale e magnetica nel discorso di ringraziamento: «Adesso capite perché Anita dice “Voglio stare in America”, perché qui si realizzano i sogni. Questo è il massimo della vita. Una ragazza queer afro-latina che è qui che festeggia».

E Paolo Sorrentino e l’Italia? In tanta concitazione post-rissa, quasi ce lo dimenticavamo. Niente da fare, e qui si ritorna ai pronostici azzeccati. Ha avuto la meglio il giapponese Drive my car, storia di una vittoria annunciata.

Timothée Chalamet
Photo by David Livingston/Getty Images
Timothée Chalamet

Ecco tutti i premi Oscar 2022 assegnati.

Miglior film
I segni del cuore (CODA) di Sian Heder

Miglior regia
Jane Campion per Il potere del cane

Miglior attore protagonista
Will Smith per Una famiglia vincente – King Richard

Migliore attrice protagonista
Jessica Chastain per Gli occhi di Tammy Faye

Miglior attore non protagonista
Troy Kotsur per I segni del cuore (CODA)

Migliore attrice non protagonista
Ariana DeBose per West Side Story

Miglior sceneggiatura originale  
Belfast – Kenneth Branagh

Migliore sceneggiatura non originale
I segni del cuore (CODA) – Siân Heder

Miglior film d’animazione
Encanto di Byron Howard e Jared Bush

Miglior film internazionale
Drive my car di Ryūsuke Hamaguchi (Giappone)

Miglior fotografia
Dune – Greig Fraser

Migliore scenografia
Dune – Production Design: Patrice Vermette, Set Decoration: Zsuzsanna Sipos

Migliori costumi
Crudelia – Jenny Beavan

Miglior montaggio
Dune – Joe Walker

Miglior sonoro 
Dune – Mac Ruth, Mark Mangini, Theo Green, Doug Hemphill e Ron Bartlett

Miglior effetti visivi
Dune – Paul Lambert, Tristan Myles, Brian Connor e Gerd Nefzer

Miglior trucco e acconciature  
Gli occhi di Tammy Faye – Linda Dowds, Stephanie Ingram e Justin Raleigh

Migliore colonna sonora
Dune – Hans Zimmer

Migliore canzone originale  
No time to die da No time to die – Billie Eilish e Finneas O’Connell

Miglior documentario
Summer of Soul (…Or, When the Revolution Could Not Be Televised) di Ahmir ‘Questlove’ Thompson

Miglior cortometraggio 
The long goodbye di Aneil Karia

Miglior cortometraggio documentario
The queen of basketball di Ben Proudfoot

Miglior cortometraggio d’animazione
The Windshield Wiper di Alberto Mielgo