Quando le ‘stars’ si mettono a dipingere. A volte funziona.
Raymond Pettibon Breaks His Own Records - Moma

Quando le ‘stars’ si mettono a dipingere. A volte funziona.

di Elena Bordignon

Non contenti di eccellere nel mondo della musica, tanti musicisti si dilettano anche con le arti visive. A volte i risultati sono notevoli, altre volte…

La definizione per chi si applica con buoni risultati ad attività di diverso genere, in altre parole, per chi sa fare molte cose c’è una bella parola: eclettico. Se scaviamo nella sua etimologia, le scoperte si fanno interessanti: eclettico deriva dal greco, eklektikós ‘che trasceglie”. Se allarghiamo il discorso ai tanti talenti che hanno segnato la storia della musica, la parola eclettico ci aiuta a definirne la statura. A volte però, l’aver applicato la propria indole creativa in altri ambiti, non ha dato risultati così eccezionali. Ecco allora che ‘ecclettismo’ assume sfumature decisamente negative. Facciamo degli esempi.

Senza nulla togliere alla sua grandezza, potremmo citare l’acclamatissima mostra di Bob Dylan che sta girando in alcuni tra i più importanti musei del mondo. Il Maxxi ha ospitato da poco Retrospectum, la sua prima mostra europea: una collezione di quadri e sculture che, se guardata con particolare attenzione, lasciava un po’ perplessi. Detto tutto ciò che doveva dire con la musica, raggiunta la vetta insuperabile del Premio Nobel per la letteratura, dopo aver affascinato con la sua poesia più di una generazione, la domanda che in molti si sono posti è: perchè doveva cimentarsi anche con la pittura? Diciamocelo, se togliamo etichette e firme a questi quadri, forse i critici sarebbero decisamente senza scrupoli nel giudicare queste opere. 

Per portare un esempio nostrano, potremmo citare il grande maestro Franco Battiato, sperimentatore e compositore di grandissimo spessore, colui che ha saputo unire propensione spirituale e musica pop, sofisticato lirismo e le ‘correnti gravitazionali’ della cultura nazional-popolare. Insomma, non si discute la sua grandezza, ma perchè anche dipingere? Perchè non limitare la sua smisurata indole di geniale compositore al campo della musica? I suoi primi quadri li firmava con uno pseudonimo: Süphan Barzani. Produsse oltre 80 opere, grazie a quella che lui chiamava “pura sfida” e “terapia riabilitativa”: dipingere ad olio. Il suo stile figurativo si è concentrato su soggetti che rispettavano le sue passioni e interessi: l’esoterismo, la teoretica filosofica e soprattutto la mistica sufi.
Allargandoci a livello internazionale, anche David Bowie si è cimentato con la pittura. Anche per lui i risultati non sono stati eccezionali. Mix di espressionismo della scuola di Londra (su tutti i grandi maestri Francis Bacon e Frank Auerbach ) e influenza del graffitismo, le sue opere contengono anche numerose citazioni colte, il che dimostra che era un esperto conoscitore della storia dell’arte. Ha decisamente dato il meglio di sé lontano da pennelli, colori e cavalletti. 

Animo indisciplinato e tempra post-punk, Patti Smith si è distinta come musicista, poetessa e artista visiva. I suoi disegni, animati da un tratto nervoso e scarno, così come la sue fotografie in bianco e nero, sono il frutto di un originale talento per le forme. Da quando ha iniziato a scattare con una fotocamera Polaroid Land 250, dalla metà degli anni ’90, ha raccolto un incredibile archivio di immagini molto poetiche e suggestive.
Un’altra signora dal passato ruggente da citare come brava artista visiva è senza dubbio Kim Gordon, musicista che con l’ex-consorte Thurston Moore faceva parte della band rock statunitense Sonic Youth. Come i brani graffianti di questo gruppo, anche i quadri della Gordon sono l’espressione di un animo anticonformista e decisamente provocatorio.  
Meritano la nostra attenzione anche le prove pittoriche di Kurt Cobain. Condensato di simboli come croci, feti, scheletri e mostri vari, più che dipingere a Cobain piaceva disegnare. I risultati sono opere grafiche decisamente espressive, frutto di uno stato d’animo irrequieto e angosciato. A guardarli adesso, i suoi disegni sembrano un monito di ciò che sarebbe successo da li a poco, con la tragica fine del loro autore.  

Hanno ottenuto un enorme successo in musei e gallerie internazionali, gli abiti-sculture di Nick Cave. Il noto musicista dagli anni ’90 si diletta nel fare originali sculture, i Soundsuits: la fusione tra abiti eccentrici, armature e un miscuglio di oggetti disparati come capelli umani tinti, perline, paillettes, bottoni e piume. Da sempre alla ricerca di forme espressive viscerali, sia in musica che nell’arte visiva, con queste opere indossabili, il corpo è camuffato in una seconda pelle che nasconde genere, razza, identità e classe.
Fresco di Leone d’Oro alla carriera alla Biennale di Venezia, non potevamo non spendere qualche riga per il grande Brian Eno che oltre ad aver segnato la storia della musica come musicista, compositore e produttore, si è cimentato anche come artista visivo. A Milano, nel 1984, è stata memorabile la presentazione dell’installazione Crystals, caratterizzata da sculture cangianti la cui variazione cromatica era accompagnata da musica ambient. Più di recente, ha realizzato dei lightbox che esplorano la visione e la manipolazione del tempo, della luce e del suono. Di recente ha rivelato: “Pittura e musica sono sempre state intrecciate per me. Ho iniziato a giocare con la luce come mezzo all’incirca nello stesso periodo in cui ho iniziato a suonare, quando ero adolescente. Se ripenso a quello che ho fatto dopo, mi sembra di aver cercato di rallentare la musica per renderla più simile alla pittura e dare movimento alle immagini per avvicinarle alla musica… nella speranza che le due attività si incontrassero e si fondessero nel mezzo”.