Il talento di Bob Dylan per la pittura
Phoenix Music Festival, Stratford Upon Avon, Britain - 1995, Bob Dylan (Photo by Brian Rasic/Getty Images)

Il talento di Bob Dylan per la pittura

di Elena Bordignon

Uno dei musicisti più influenti di tutti i tempi, svela la sua vena di artista visivo. Bob Dylan è il protagonista di una grande mostra al Maxxi di Roma, con oltre 100 opere tra dipinti, disegni e sculture

“Scelgo le immagini per ciò che significano per me”, racconta. “Questi dipinti hanno il realismo dell’istante, arcaico, statico perlopiù, ma comunque percorso da un fremito. Sono il mondo che vedo o che scelgo di vedere, di cui faccio parte o in cui entro. Ad ogni modo, questo è il mio lavoro”. A rispecchiarsi nella realtà che lo circonda più autentica è una delle più importanti icone della cultura contemporanea, Bob DylanIl “menestrello di Duluth” (dal nome della piccola cittadina dove il talentuoso e lunatico Robert David Zimmermann nacque il 24 maggio 1941), è conosciuto come musicista e poeta, ma da alcuni anni ha svelato anche la sua vena di artista visivo, grazie ad un’importante mostra che ha toccato il MAM di Shanghai e il Patricia & Phillip Frost Art Museum di Miami: BOB DYLAN. Retrospectrum. Ora questa imperdibile esposizione approda a Roma al MAXXI e raccoglie 100 opere tra dipinti, acquerelli, disegni a inchiostro e grafite, sculture in metallo e materiale video. Le opere raccontano oltre 50 anni di attività creativa di Bob Dylan
“È molto gratificante sapere che le mie opere visive siano esposte al MAXXI, a Roma: un museo davvero speciale in una delle città più belle e stimolanti del mondo. Questa mostra vuole offrire punti di vista diversi, che esaminano la condizione umana ed esplorano quei misteri della vita che continuano a lasciarci perplessi. È molto diversa dalla mia musica, naturalmente, ma ha lo stesso intento’. Raccolta l’artista. Se i suoi testi sono ancora oggi autentici capolavori di lirismo e di ispirazione, i suoi quadri sono espressione dei temi che sempre fanno parte dell’immaginario del musicista.

Quella che rappresenta il poeta è l’America più profonda, fatta di grandi metropoli, paesaggi brulli e sterminati, binari ferroviari, strade aperte, pompe di benzina, motel, baracche, luna park abbandonati, grandi palazzi illuminati dai lampioni. Accanto a questi spaccati di realtà americana, Dylan accosta altre visioni, come la scalinata di Piazza di Spagna: un vero e proprio omaggio alla città di Roma. Articolata in otto sezioni, la mostra ripercorre il viaggio di Dylan nelle arti visive e ci immerge nella sua creatività di musicista, poeta e artista. Dall’iniziale Early Works – una serie di disegni degli anni Settanta nei quali Dylan prende nota della realtà che lo circonda -, a Mondo Scripto che presenta alcuni dei testi più noti del musicista, da lui trascritti personalmente e accompagnati da suoi disegni a grafite; per giungere a Deep Focus che raccoglie una lunga serie di dipinti con particolari inquadrature e tagli dell’immagine, composizioni suggestive e spesso misteriose, sospese tra vita e teatro, che si ispirano allo spirito documentaristico della fotografia e del cinema.
Racconta Dylan: “Nulla in questi dipinti suggerisce un’ispirazione freudiana o riferimenti a immagini oniriche, né vi sono richiami a mondi fantastici, contenuti mistici, credenze religiose, soggetti ambigui. Davanti a queste composizioni l’osservatore non ha bisogno di chiedersi se si tratta di un oggetto reale o se è frutto di un’allucinazione: se visitasse il luogo in cui quell’immagine è realmente esistita, vedrebbe la stessa cosa. È questo che ci unisce tutti.”

Chiude il percorso Ironworks: una serie di sculture in ferro, strutture funzionali composte da oggetti e attrezzi convertiti a nuovo uso, che richiamano il ricordo dell’infanzia di Dylan nella zona mineraria del Nord del Minnesota. Esposte per la prima volta a Londra nel 2013, le opere in ferro rivelano il fascino poco noto dell’artista per la saldatura e la lavorazione dei metalli. In occasione di questa mostra è stata donata al museo un’opera di Dylan, che andrà ad arricchire la collezione pubblica nazionale del MAXXI. Un lavoro che nasce intorno alla celebre canzone del 1965 Subterranean Homesick Blues, che vanta il primo (e forse più celebre) video musicale della storia. Nel video, Dylan fa cadere al ritmo della musica una serie di fogli con il testo della canzone, scritti la sera prima da un gruppo di amici fra cui Allen Ginsberg, riconoscibile nel video. Nel 2018, Dylan ha riscritto questi testi su 64 cartelli, allestiti a comporre una parete di fianco allo schermo. Subterranean Homesick Blues Series unisce così arti visive, parole e musica. Scrive il curatore Shai Baitel nel catalogo che accompagna la mostra: “Schierandosi contro i valori della generazione precedente che esaltava il conformismo, l’unità e la coesione, Dylan ha preferito concentrarsi sugli aspetti imperfetti, complicati e provocatori della vita: una scelta che si riflette anche nella sua pratica artistica, che lo vede spesso improvvisare, creando qualcosa di completamente nuovo da un concerto all’altro. Perché solo abbracciando l’incertezza della vita si può vivere per davvero.’