Woodkid e la sua Golden Age
La Golden Age di Woodkid

Woodkid e la sua Golden Age

di Giuditta Avellina

Dove convergono talento, lavoro e genio, lì giace l’estro dell’artista poliedrico Woodkid. Music video director, graphic designer, compositore e creatore di brani e visual cinematograficamente epici. Che, una volta scoperti, sono quel perfetto tesoro visivo-sonoro da età dell’oro che non riuscirete più a dimenticare.

WOODKID, LA GOLDEN AGE DI UN ARTISTA POLIEDRICO

Dicono che un’artista senza talento sia pari al nulla, ma niente è il talento senza un lavoro perfetto più che perfettibile. E Woodkid di talento ne ha moltissimo. Frutto di un impegno senza pari nel costruire ciò che è divenuto, un’abilità incredibile nel costruire plot visual indimenticabili e un’ ineccepibile ingegneria del suono a protagonista e contemporaneamente corollaro. Woodkid è un artista poliedrico, nato a Lione (più precisamente a Tassin-la-Demi-Lune) nel 1983 come Yoann Lemoine. Un eclettico capace di muoversi tra musica, arte, design come music video director, graphic designer e compositore di primissimo ordine. Un’ eccellenza che già prima di approdare a quel raffinatissimo mix di pop ed elettronica di cui sono pregni i suoi due album capolavoro, aveva studiato illustrazione ed animazione alla Emile Cohl School, prima di spostarsi nel Regno Unito a seguire un corso di serigrafia allo Swindon College. A seguire Woodkid si è trasferito a Parigi, dove si è unito prima alla troupe di Luc Besson e poi ha lavorato al progetto Arthur e il popolo dei Minimei per un anno e poi ha collaborato, per Maria Antoniette, con Sofia Coppola. In lui convergono il miglior pop di artisti  – seppur con diversa attitude – del calibro indimenticato e indimenticabile di Elton John e Freddie Mercury e un immaginario visivo iconico alla James Dean o Marlon Brando.

IL SEGRETO DI WOODKID

Il suo segreto? Woodkid è connotato e connotante. Riconoscibilissimo nel suo timbro vocale commovente e profondamente umano. Che, portandoci nel mondo salvifico dell’introspezione, è capace di intrecciare magistralmente epiche performance, musiche scenografiche, visioni infinitamente spettacolari. Come vedere un mondo a metà tra il reale e l’onirico. E cavalcante show puro tra contemporaneo e sogno sono pure i suoi due dischi all’attivo: il primo, l’autobiografico e maestoso The Golden Age del marzo 2013 per cui non servono presentazioni ufficiali, ma un raccomandatissimo ascolto di ogni pezzo (che è assolutamente atto a diventare soundtrack di catwalk, spot o progetto cinematografico). E poi il secondo disco, S16 (S16 è il simbolo chimico e il numero atomico dello zolfo) registrato agli Abbey Road Studios di Londra, Berlino, Parigi, Los Angeles e Islanda e pubblicato nell’ottobre 2020.

E se nella prima opera c’era tanto vissuto e la narrazione di un universo intimo, spiegato attraverso il suo timbro potente, caldo e rassicurante, in questa seconda pubblicazione – più malinconica e dalle atmosfere più diluite e dilatate – c’è la manifesta messa in discussione dell’idea di responsabilità collettiva e individuale per la creazione di un mondo sull’orlo del collasso. Manifesta al suono di brani epici come Goliath, che Hideo Kojima ha inserito nella colonna sonora del trailer ufficiale di Death Stranding. O Guns For Hire, voluta per la soundtrack della serie animata Netflix Arcane – League Of Legends.

CANZONI COME OPERE CINEMATOGRAFICHE

Le sue, più che sublimi canzoni pop elettroniche, sono vere e proprie colonne sonore cinematografiche. I versi sono immagini evocative potentissime (una su tutte quell’ indimenticato oh boy your eyes betraywhat burns inside you di uno dei suoi pezzi più celebri: I love you). E così non sorprende che i suoi brani siano stati inseriti tanto in numerose playlist Spotify, quanto potrebbero prestarsi a una sfilata di Balmain o siano stati scelti per la colonna sonora di Django Unchained, abbiano costellato Desierto di Jonás Cuarón o siano stati usati come sample da Kendrick Lamar.

MOLTEPLICI COLLABORAZIONI E RICONOSCIMENTI

Ma c’è da dire che in effetti Woodkid – in live il 21 aprile 2022 all’Alcatraz di Milano e il prossimo 23 luglio al Festival Boutique Sexto ‘Nplugged in piazza Castello nel caratteristico borgo di Sesto al Reghena in provincia di Pordenone – un nome internazionale lo è da sempre. Per la produzione di altissimo livello, ma anche per collaborazioni di assoluto rilievo: da Katy Perry in Teenage Dream a Taylor Swift in Back to December e Lana Del Rey nell’ indimenticabile Born to die e Blue Jeans o nell’Harry Styles di Sign of the times. Come creative director ha lavorato con artisti del calibro di Pharrell Williams (per il concept del video musicale 24 Hours of Happy di Pharrell Williams) o John Legend (per la campagna video per l’album di John Legend Love in the Future, prodotto da Kanye West) o il nostro Mahmood in una featuring e un sodalizio (ci auguriamo presto replicabile) per Karma. E tra gli altri riconoscimenti, come non citare il premio come miglior regista dell’anno agli MVPA Awards di Los Angeles e la nomination a 6 MTV Video Music Awards per i suoi video per Lana Del Rey, Drake e Rihanna?

UN FLUSSO MAGICO DI IMMAGINI E SUONI PERMEANTI

Woodkid è intreccio di suoni e visual, un flusso inscindibile di immagini e sonorità che sovrastano di gran lunga la sua riservatezza. E, di contraltare, la sua concretezza nel concentrarsi più sulla performance che sulla mondanità. Per lui parlano successi ed esibizioni: basti pensare alla nomination ai Grammy come miglior video nella categoria Best Short Form Music Video per la canzone Run boy run (titolo anche de suo primo EP) o le sue esibizioni su palchi spettacolari quali il Coachella. O il Montreux Jazz Festival, di cui val la pena, ad esempio, recuperare la serata acustica Woodkid and Friends, accompagnato dall’orchestra Sinfonietta de Lausanne, dal coro di bambini del Montreux Choral Festival e da ospiti del calibro di Son Lux, The Shoes, Ed Droste, Thomas Bloch e l’attrice Elle Fanning.

DOVE L’EMOZIONE SI TRASFORMA IN DESIDERIO ESPERITO

Palchi stilosi ne ha calcati molti Woodkid e certamente altrettante connessioni ha attività con lo stile, facendo dialogare suono, moda, lifestyle, tech. Basti pensare, ad esempio che già nel 2011 – quando pubblicò il suo primo EP Iron (brano che venne inserito nel trailer di Assassin’s Creed: Revelations di Ubisoft, nel film Hitchcock e nella serie TV Teen Wolf) – incluse nel video la modella inglese Agyness Deyn. O che la collezione autunno-inverno 2013 di Dior Homme, A Soldier on My Own, venne liberamente ispirata dal brano (e dall’omonima strofa in particolare) dell’artista. O che nel 2019 Woodkid pubblicò l’EP Woodkid For Nicolas Ghesquière – Louis Vuitton Works One, con Jennifer Connelly e Moses Sumney.

Talento, dicevamo a proposito di Woodkid. Indubbiamente. Ma genio, inoltre. Perché se con talento e lavoro, Woodkid colpisce corde del cuore e angoli della mente che nemmeno sapevamo di possedere, figuriamoci di scandagliare. Ma con il suo inconfutabile genio arriva ad approdare là dove altri non possono nemmeno vedere: nell’ esatto punto dove un’emozione pura si tramuta in desiderio esperito.