Vicino a Londra, presso la Bombay Sapphire Distillery, nello Hampshire, è possibile toccare con mano come si fa un gin, dall’inizio alla fine

Londra è una delle mete preferite dagli italiani, a maggior ragione se amano la mixology e intendono sedersi al bancone di alcuni dei migliori cocktail bar al mondo. Senza allontanarsi troppo dalla capitale britannica, giusto un paio d’ore in auto, è possibile integrare l’esperienza alcolica approfittando del percorso didattico allestito all’interno della Bombay Sapphire Distillery, dove toccare con mano come si produce il gin.

PERCHÉ UN PERCORSO DIDATTICO
Capire cosa abbiamo nel bicchiere è un requisito importante per apprezzare ciò che beviamo. Solo che la teoria, da sola, è francamente un po’ fastidiosa: hai voglia a disquisire sui diversi metodi di distillazione, sul funzionamento degli alambicchi o sul ruolo che le diverse botaniche giocano nella resa finale di un gin limitandosi alle parole. Tutt’altro discorso è guardare in prima persona che aspetto hanno le piante da cui si ricavano le botaniche, annusare le spezie e farsi spiegare per bene come funziona ciò che abbiamo davanti agli occhi. Sono le gioie di un percorso didattico allestito come si deve.

IL PERCORSO DIDATTICO DI BOMBAY SAPPHIRE DISTILLERY
La Bombay Sapphire Distillery si trova all’interno di una struttura che esiste sin dal tardo XI secolo e che, nel corso dei decenni, ha ospitato prima una produzione di mais e poi una fabbrica di carta pregiata. I recenti lavori di restauro hanno restituito splendore agli edifici di epoca vittoriana e georgiana e hanno anche aggiunto due spettacolari serre progettate da Thomas Heatherwick. Partiamo da queste ultime.

Gli ingredienti utilizzati nel gin Bombay crescono in varie parti del mondo e in due tipi di clima: quello mediterraneo e quello tropicale. Le serre li riproducono in terra inglese e consentono di osservare l’aspetto delle piante dalle quali si ricavano le botaniche: a volte finiranno negli alambicchi solo le radici, altre volte le bacche, ma per cominciare vale la pena di guardare com’è la pianta tutta intera. Tra l’altro, la serra tropicale è abitata da grosse farfalle blu, soggetto prediletto dei turisti in caccia di una fotografia da incorniciare: sempre di riuscire a immortalarle, perché il loro volo è imprevedibile e quando si posano spesso chiudono le ali nascondendo i colori.

DALLE PIANTE ALLE BOTANICHE
Dopo aver ammirato le farfalle… pardon, le piante si può passare nella grande stanza che contiene un esempio delle varie botaniche estratte: ne sentiamo l’odore, le tocchiamo, soprattutto prendiamo nota degli aromi che ci piacciono maggiormente. Potrebbero essere uno paio come molti di più, poco importa: ciò che conta è che in base alle nostre preferenze i bartender del bar annesso alla distilleria ci proporranno il cocktail più adatto ai nostri gusti. È un modo efficacissimo per rintracciare i singoli aromi che abbiamo annusato una volta che sono diventati parte di un prodotto finito e miscelato.

Va da sé che i gin utilizzati sono quelli di Bombay, che hanno una loro impronta ben definita, pur nelle loro varianti. Questo significa che se, per esempio, i nostri aromi del cuore sono esclusivamente quelli agrumati, un gin che privilegia solo queste note non lo troveremo e toccherà agli altri ingredienti del cocktail soddisfare le nostre preferenze. Anche in questo caso c’è comunque da imparare, apprezzando i contributi forniti da ogni elemento della nostra bevanda.

GLI ALAMBICCHI
Tappa obbligata anche quella dove le botaniche ‘incontrano’ l’alcol, anche se ovviamente in questo caso saremo più spettatori che protagonisti. Il giro consente però di ammirare i peculiari alambicchi utilizzati per la distillazione di Bombay, che lavora per infusione e non per immersione: cioè, le botaniche non sono messe a macerare nel fermentato di cereali, ma posizionate in cestelli attraverso i quali passa solo il vapore prodotto dal suo riscaldamento.

COME DISTINGUERE UN GIN FATTO BENE?
La ciliegina sulla torta, che non si trova visitando Bombay Sapphire Distillery, ce la siamo fatta dire da Ivano Tonutti, master of botanicals di Bombay e naso sopraffino. I parametri che lui utilizza per valutare un gin di qualità sono: ‘Eccellente equilibrio fra tutte le note sensoriali che accompagnano la ovvia nota di ginepro, sensazioni sensoriali complesse senza poter chiaramente distinguere gli ingredienti (ginepro a parte), gusto pieno e persistente, e infine il bruciante dell’alcool parzialmente attenuato grazie all’interazione fra le erbe che compongono il gin’.

Ultimo dettaglio: per la visita alla Bombay Sapphire Distillery consigliamo la Hosted experience. 25 sterline ben spese. E già che si è in zona, vale la pena di fare una capatina presso il poco distante Highclere Castle, principale location della serie TV Downton Abbey.