Gin, guida all’assaggio: cos’è, come gustarlo, come riconoscerne uno buono
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Gin, guida all’assaggio: cos’è, come gustarlo, come riconoscerne uno buono

di Aldo Fresia

Tutto sul gin, il distillato a base di ginepro: come riconoscere quelli buoni, come sceglierne uno e come gustarselo al meglio (anche nei cocktail)

C’è stato un momento, a metà del XVIII secolo, nel quale il gin era un autentico torcibudella, cattivo e dannoso perché fatto un tanto al chilo.

Da tempo non è più così, ed è diventato – anzi – uno degli distillati alcolici più amati al mondo.

Esistono centinaia di marchi e migliaia di bottiglie di gin (anche gin invecchiati in botte), e prima di avventurarsi nell’esplorazione (e nella degustazione) occorre possedere una bussola di base.

Sapendo che cos’è il gin, come si fa, come si riconosce quello buono, quali brand tenere d’occhio e quali cocktail assaggiare. L’abbiamo preparata noi.

Gin: cos’è e come si produce

Il gin è un alcolico che nasce dalla rifermentazione di una base composta solitamente da cereali, e nella quale devono necessariamente essere presenti le bacche di ginepro.

Si può distillare con solo questo ingrediente base, ma è possibile mescolare anche altre erbe, radici, bacche o spezie: quelle che in gergo si definiscono ‘botanicals’ (botaniche)

Il numero è a discrezione del produttore, da tre o quattro fino ad alcune decine.

Normalmente il gin è imbottigliato appena terminata le distillazione, e il suo profilo organolettico è dato appunto dal mix di botaniche. Esiste però una produzione di nicchia che mette lo spirito in botti di legno e lo lascia affinare per qualche tempo, in modo da aggiungere note insolite.

Un chiarimento: si sente spesso parlare di London Gin. Non è quello prodotto a Londra – si può fare ovunque – ma prevede solamente l’utilizzo di botaniche e non invece di aromi naturali, coloranti o dolcificanti. L’eventuale aggiunta del termine Dry si riferisce a un basso grado zuccherino.

Gin: riconoscere quelli di qualità

La parola chiave è ‘equilibrio’.

Un buon gin ha ovviamente una bella nota di ginepro, perché è l’ingrediente principale, ma il contributo di tutte le botaniche, così come del rifermentato di cereali e dell’eventuale passaggio in legno, deve produrre note sensoriali armoniose, piene e persistenti.

Gin: i marchi da tenere d’occhio

Fra i nomi più venduti al mondo troviamo pezzi da novanta come Bombay Sapphire, Tanqueray, Hendrick’s Gin e Monkey 47: niente da dire sulla qualità di base, che ne giustifica la fama.

Volendo cercare un prodotto più insolito, il consiglio è di guardare al Giappone (soprattutto all’ottimo KI NO BI di The Kyoto Distillery), alla Germania (Elephant Gin, fatto con ingredienti africani e tecnologia teutonica) e al neozelandese Scapegrace Gold, un London Dry Gin prodotto da Rogue Society Distilling.

Anche la produzione artigianale italiana, infine, è una validissima alternativa: provate il Gin Solo di Pure Sardinia, prodotto solo con bacche autoctone.

Gin: 4 cocktail essenziali

  • Il Gin Tonic, in riferimento al quale Winston Churchill disse ‘ha salvato più vite inglesi di tutti i dottori dell’impero’.
  • Il Gin Richey, il cocktail preferito da Francis Scott Fitzgerald
  • Il Negroni (uno dei più bevuti al mondo)
  • Il Vesper Martini (quello che James Bond vuole ‘agitato, non mescolato’)