Il gin invecchiato in botte
(Credits: andriikoval/iStock) – 22 gennaio 2019

Il gin invecchiato in botte

di Aldo Fresia

Quello dei gin che affinano in legno è un trend in ascesa, che ha ottimi rappresentanti in Italia e nel mondo: ecco i nostri consigli

C’è un trend che sta prendendo sempre più piede, nel mondo dei gin, e che riguarda quei distillati che trascorrono un periodo di invecchiamento in botte: un po’ come il whisky, per capirci, solo che il punto di partenza sono le bacche di ginepro e le botaniche. Per quanto resti una tendenza ancora di nicchia, non è più così difficile trovare dei ‘barrel aged’ nelle enoteche o nei cocktail bar, e vale dunque la pena di fare il punto della situazione. Anche perché si tratta spesso di prodotti molto interessanti.

Le tendenza del Gin e gli invecchiati in botte

Grazie anche al rinascimento dei cocktail, negli ultimi decenni il gin ha conosciuto un’esplosione enorme. Che tra le altre cose ha visto alcuni produttori mettere in campo idee sempre più curiose, un po’ per spirito di sperimentazione e un po’ per calcolo, nel tentativo cioè di farsi notare all’interno di un panorama sovraffollato. Sono nate così ricette con un numero enorme di botaniche, ben oltre le quaranta, e prodotti realizzati con ingredienti spericolati: ad esempio le formiche (l’Anty Gin e il Green Ant Gin) o i petti di tacchino (Pechuga Gin).

Recentemente abbiamo assistito a una sorta di inversione di tendenza e all’affermazione di gin che prevedono anche solo le bacche di ginepro, cioè le uniche botaniche essenziali perché un distillato possa definirsi gin, oppure un loro numero ridotto. Accanto a questa tendenza si è lentamente fatta spazio l’intuizione dell’affinamento in botte.

Gin: l’affinamento in botte

A grandi linee il gin si ottiene dalla distillazione di un fermentato, solitamente ricavato da cereali, nel quale vengono messe a macerare le botaniche: obbligatoriamente le bacche di ginepro e poi a piacere del distillatore una serie di radici, erbe e spezie, o anche null’altro. Di solito il prodotto così ottenuto, dal colore trasparente, è imbottigliato e venduto.

C’è invece chi inserisce il distillato in botti di legno e in questo modo colora il liquido e soprattutto ne modifica odore e sapore. Come accade con il whisky, il risultato finale è influenzato dal fatto che le botti siano di primo passaggio oppure no e che abbiano precedentemente contenuto altro: ad esempio scotch o bourbon. Anche il tipo di legno fa la differenza e si capisce come mai i gin affinati siano tendenzialmente realizzati con un numero ridotto di botaniche: aiuta a meglio armonizzare il contributo delle botti e a evitare pastrocchi.

Gin invecchiati in botte: i nostri consigli

Il panorama si sta allargando, ma per iniziare a orientarsi questi sono i cinque gin che meritano un assaggio.

Ginskey

È realizzato dalla statunitense Roundhouse Spirits facendo invecchiare il gin in botti di primo passaggio fatte con quercia bianca americana: le stesse utilizzate per il bourbon. Ottimo prodotto da meditazione, con piacevoli note dolci e speziate, un bell’equilibrio tra i vari sapori e una bella sensazione setosa in bocca (sintomo di una distillazione con tutti i crismi).

Stirk’s Aged Gin

Distillato in Inghilterra da Creative Whisky Company e fatto affinare per circa tre mesi in botti che precedentemente hanno ospitato whisky di Speyside. Anch’esso è setoso, ha un gusto pieno, morbido e le botaniche si armonizzano alla perfezione fra di loro e con il legno.

Gil torbato

È prodotto in Italia dal Vecchio Magazzino Doganale, affumicando i cereali con la torba prima di inserire le botaniche e procedere alla distillazione: ha un forte carattere affumicato, soprattutto al naso e nel retrogusto, ma risulta nel complesso più morbido rispetto a certi whisky torbati scozzesi.

Gin Lù

È il terzo nato di casa Mi&Ti, con sede a Casale Monferrato, ed è il primo della famiglia che affina in legno: per l’esattezza in botti di rovere, gelso e ginepro. Ha una personalità discreta e piacevole, che lascia lentamente emergere una bella profondità e ricchezza.

Gin 7 Single Barrel

Anch’esso prodotto italiano e realizzato con un gin a sette botaniche affinato in botti d’acacia, che contribuiscono a un corpo delicato e rotondo e a un retrogusto persistente.

Dove assaggiare un buon Gin invecchiato

L’ideale è recarsi in un cocktail bar ben rifornito, per fare un giro di assaggi e capire cosa fa per noi. Una dritta è di andare presso Gino12, a Milano, specializzato in gin e dove abbiamo degustato quattro dei cinque consigli appena forniti. Altri locali di riferimento meneghini sono The Botanical Club e Octavius Bar.