Negroni, il cocktail “del Conte”: come se ne fa uno buono
Il Negroni è il il cocktail italiano più famoso al mondo, ha una storia che inizia negli anni Venti e una serie di variazioni (twist) che meritano di essere provate. Ecco tutto quello che c’è da sapere
Il Negroni è uno dei cocktail più famosi e consumati del pianeta. E, per certi versi, può essere considerato un piccolo ambasciatore dell’Italia nel mondo (insieme allo spritz, magari): due ingredienti su tre sono made in Italy e la nascita è avvenuta a Torino, grazie a un cliente e a un bartender italiani. Ecco la sua storia, come preparare un buon Negroni e quali twist – cioè variazioni – provare.
Negroni cocktail: la storia
Verso la fine degli anni Venti, il conte Camillo Negroni rientra a Torino dopo uno dei suoi numerosi viaggi a Londra.
Nella capitale britannica ha avuto modo di assaggiare dell’ottimo gin e torna a casa sedotto da questo distillato.
Un giorno entra nel suo bar preferito, l’elegante Caffè Casoni, e chiede al bartender (gli storici discutono se fosse Angelo Tesauro o Fosco Scarsellidi) di preparargli una variazione dell’aperitivo Americano che era solito bere: al posto del seltz, il gin.
Per qualche tempo il nuovo cocktail – che riscuote crescente successo – è identificato come l’Americano alla moda del conte Negroni.
Poi la sintesi vince e arriviamo così al nome attuale: una parola, veloce da chiedere, garanzia di qualità.
Negroni: la ricetta
La ricetta ufficiale è abbastanza semplice, e prevede di utilizzare parti uguali di:
- Gin
- Campari
- Vermut rosso (di solito Martini)
Si versano insieme gli ingredienti uno dopo l’altro, in un bicchiere riempito di ghiaccio. Si mescola il tutto – delicatamente – e si completa con una fetta d’arancia.
Il trucco che rende il cocktail più raffinato? Potendo, meglio avere un unico, grosso pezzo di ghiaccio: raffredda la bevanda senza diluirla troppo.
Il primo criterio per farne uno buono è scegliere il gin con attenzione: il gusto deve amalgamarsi con le note agrumate e amare del Campari e del vermut, dunque meglio evitare i distillati con una personalità troppo spigolosa o che puntano con decisione verso le note dolci.
Negroni cocktail: le variazioni
- Il Boulevardier: fatto con il whiskey americano al posto del gin (si può scegliere il rye come il bourbon) e nato anch’esso negli anni Venti, grazie allo scrittore statunitense Erskine Gwynne e così chiamato in onore di un magazine parigino
- Il Grand Negroni: inventato da Tommaso Cecca, bar manager del Camparino di Milano, e preparato con parti uguali di Campari, vermut dry e Grand Marnier Cordon Rouge.
- Il Negroni sbagliato: variante meno alcolica e leggermente più dolce, che prevede la sostituzione del gin con lo spumante brut. Inventato presso il Bar Basso di Milano.
- Il Japanese Negroni: come suggerisce il nome, bisogna utilizzare il sake al posto del gin.
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