Alexander McQueen, 10 curiosità sull’anarchico stilista brit
Alexander McQueen (Photo by Michel Dufour/WireImage)

Alexander McQueen, 10 curiosità sull’anarchico stilista brit

di Digital Team

A 13 anni dalla morte l’hooligan della moda continua ad affascinare. Riempiva le passerelle delle sue ossessioni, in show tragici e romantici, sempre sovversivo. Tra abiti oscuri, collezioni di stupri, insulti reali cuciti nelle giacche

Anarchico e un po’ arrogante, fragile e autodistruttivo, Alexander McQueen continua ad affascinare a 13 anni dalla sua morte, avvenuta l’11 febbraio 2010. Creativo straordinario che sconvolgeva con sfilate e disegni intrisi di violenza e romanticismo, favole scure di gotico allure ricolme delle sue ossessioni, imprevedibile, ha determinato anche la sua uscita di scena, impiccandosi a 40 anni. Pochi giorni prima la morte della madre e nel 2017 il suicidio di una delle sue amiche più care, la giornalista Isabella Blow. Alle spalle problemi di droga e depressione.

Origini da outsider, figlio di un tassista e di una casalinga, cresciuto nell’East London, Alexander McQueen ha scosso l’alta sartorialità da ‘hooligan della moda’, com’è stato definito. Tra i suoi capi iconici i Bumster Trouser, indossati da Madonna, pantaloni che lasciano vedere la curvatura finale della colonna vertebrale – e quindi l’inizio del fondoschiena -, e hanno lanciato la tendenza dei jeans a vita bassa negli anni ’90. «Per me quella parte del corpo, non tanto i glutei ma la parte inferiore della colonna vertebrale, è la parte più erotica del corpo di chiunque, uomo o donna», diceva lo stilista britannico.

Alexander McQueen
Photo by Jemal Countess/WireImage for Saks Fifth Ave – NY
Alexander McQueen, 1 maggio 2006

Tra aneddoti e curiosità, ripercorriamo qui 10 cose che forse non sapete su Alexander McQueen.

1) McQueen per l’Union Jack di David Bowie

David Bowie di spalle di fronte a un paesaggio di verde e di blu, nella copertina dell’album Earthling del 1997, e addosso una lunga giacca con i colori dell’Union Jack. Il suo artefice? Alexander McQueen. Il cantante che fece dei suoi look vistosi un tratto distintivo arruolò lo stilista, allora giovane laureato, e non esitò a indossare quel capo emblematico durante tutto il suo tour del 1997.

2) Gli insulti a Carlo d’Inghilterra cuciti nella giacca

Quand’era ancora un sarto in erba ma già ribolliva di sovversione Alexander McQueen inserì insulti nella giacca di re Carlo. Il bad boy della moda ha affermato di aver cucito la scritta ‘I am a c*nt’ nella fodera di una giacca realizzata per l’allora principe. Tra il 1984 e il 1987 ha infatti lavorato come apprendista presso Savile Row Tailor Anderson & Sheppard, dove ha imparato a tagliare giacche, prima di occuparsi di pantaloni presso il sarto militare Gieves & Hawkes, fornitore ufficiale della British Army, dal 1987 al 1988.

3) È stata la giornalista Isabella Blow a scoprirlo

Fu la “signora dei cappelli”, la giornalista di moda Isabella Blow dai look eccentrici e tra i personaggi più influenti del fashion biz, a scoprire Alexander McQueen. Era il 1992 e si era recata al Central Saint Martins College of Art and Design per vedere le collezioni di fine anno degli studenti: fu folgorata dalle creazioni del 23enne McQueen e acquistò la sua intera collezione “Jack lo squartaore” per 5.000 sterline. Lo prese sotto la sua egida. Fu lei a iniziare a chiamare Lee Alexander McQueen con il suo secondo nome, quello oggi noto a tutti, Alexander.
Dolceamara la loro lunga amicizia. Blow, che è stata anche musa dello stilista di cappelli Philip Treacy, si è tolta la vita nel 2007 a 48 anni, dopo diversi tentativi di suicidio. McQueen le ha dedicato la sua Primavera/Estate 2008 chiamata “La Dame Bleue”. La sua morte, secondo McQueen, è stata «la cosa più preziosa che ho imparato nella moda».

Alexander McQueen
Photo by Dave Benett/Getty Images
Alexander McQueen con Isabella Blow

4) La passione per gli uccelli

Gli uccelli hanno ispirato l’immaginario di McQueen. Non a caso lo stilista ribelle da liceale faceva parte del club dei giovani ornitologi.
«Gli uccelli in volo mi affascinano», ha detto. «Mi ispiro a una piuma ma anche al suo colore, alla sua grafica, alla sua leggerezza e alla sua ingegneria. È così elaborata».
Ecco così che la Primavera/Estate 1995 si intitola “The Birds”, anche ispirato dal film di Alfred Hitchcock. Ed ecco l’iconico abito ‘Birds of Paradise’, parte della sua collezione Primavera/Estate 2008, con le ali degli uccelli in pieno volo simulate utilizzando led lampeggianti.

5) La collezione di stupri

McQueen, che aveva talento da drammaturgo, ha messo in scena sfilate provocatorie e sconcertanti.  È la collezione “Highland Rape”, quella sugli stupri, che ha catturato l’attenzione del mondo e l’ha elevato ad artista. Era il 1995 e, in un ambiente orientato al minimalismo, lui ha portato in passerella abiti oscuri, tragici e romantici, vaporosi e sbrindellati. Si è visto per la prima volta il pizzo strappato, che sarebbe diventato una sua firma.
Alcune modelle, spruzzate di sangue finto, procedevano con fare barcollante come uscite da una battaglia, altre con modi rissosi. Dapprima si è pensato che la collezione facesse riferimento allo stupro delle donne e sono volate accuse di misoginia, invece il riferimento era alle origini scozzesi di McQueen e allo stupro della Scozia da parte dell’Inghilterra. Fonti di ispirazione: la rivolta del XVIII secolo e le Highland Clearances avvenute durante il XIX secolo, gli sfratti avvenuti nelle Highlands.

6) Il cinema e Taxi driver in passerella

Il cinema ha ispirato più volte Alexander McQueen. Una delle più emblematiche: la collezione Autunno/Inverno 1993-1994 intitolata ‘Taxi Driver”, la prima collezione dopo la laurea, in cui esplora il personaggio interpretato da Robert De Niro nel film di Martin Scorsese e in particolare la sequenza in cui Travis Bickle si rade la testa. I suoi abiti, con immagini del tassista insonne decorate con paillettes, piume e gioielli, erano in netto contrasto con le collezioni degli altri designer.
Nella stagione successiva ecco il già citato riferimento al thriller Gli uccelli di Alfred Hitchcock, quindi per la Primavera/Estate 1996 McQueen si è lasciato ispirare da Miriam si sveglia a mezzanotte di Tony Scott, nel 1999 da Shining di Stanley Kubrick.

Alexander McQueen
Photo by Catherine McGann/Getty Images)
Alexander McQueen con delle modelle, New York, marzo 1996

7) Il legame speciale con Björk

Non solo Bowie. Anche una cantante alternativa e somma come Björk ha arruolato McQueen, all’epoca direttore creativo di Givenchy. È suo il kimono rivisitato della copertina dell’album Homogenic del 1997, che dà voce alla follia creativa dell’artista islandese: con pennellate celesti e nivee, che rievocano l’inverno e il freddo, fa di Björk una guerriera aliena.
Lo stilista britannico ha firmato anche altri look di Björk, come l’abito rosso in piume di struzzo indossato durante il tour per Vespertine e quello con fili di perle della clip Pagan Poetry.

8) È stato lui a lanciare Gisele Bündchen

Oggi Gisele Bündchen è una supermodella da sogni. Ma nel 1998 era solo una bellezza brasiliana che cercava la fortuna sulle passerelle. È stato Alexander McQueen a lanciarla, mettendola sotto i riflettori della sfilata Primavera/Estate 1998, che doveva essere chiamata “Golden Shower” e poi invece è stata nominata “Untitled’, a causa delle connotazioni sessuali della “pioggia dorata”.
In verità per Gisele quell’occasione fu traumatica: non conosceva l’inglese e capì solo poco prima di sfilare che per lei non era previsto un top da indossare e si sarebbe mostrata grosso modo a seno nudo. Prima uscì con un top argentato quasi inesistente che le mostrava il petto, poi, nel terzo look, proprio senza niente, solo con la vernice bianca a simulare un top. Aveva parrucca nera ed eyeliner pesante e, mentre sulla passerella pioveva acqua dall’alto, le sue lacrime si confondevano con quella pioggia. In imbarazzo, temeva di deludere i suoi genitori.

Gisele Bündchen
Photo by Victor VIRGILE/Gamma-Rapho via Getty Images
Gisele Bündchen sfila per Alexander MacQueen alla sfilata Primavera/Estate 1998, Londra

9) Le canzoni dedicategli da Lady Gaga e Björk

Lady Gaga aveva in Alexander McQueen un amico, oltre che l’ideatore di molti suoi abiti. Tanto che quando lo stilista morì gli dedicò la canzone Fashion of his love del suo album Born This Way, chiaramente un inno d’amore all’uomo che l’ha resa più sicura di sé tramite i vestiti che indossava.
Anche Björk ha composto il brano Trance in sua memoria, inserito nel cortometraggio To Lee, with love, Nick di Nick Knight: “With the right amount of tears in our eyes And smiles on our lips Trance-like We know, we know” (Con la giusta quantità di lacrime agli occhi E sorrisi sulle nostre labbra Simili a trance Lo sappiamo, lo sappiamo Sappiamo che ne è valsa la pena).

10) Adorava i cani, inseriti nel testamento

McQueen era un grande amante dei cani. Nel suo testamento ha lasciato 50.000 sterline per la cura dei suoi tre cani Minter, Juice e Callum. Ha anche lasciato 100.000 sterline a testa a due associazioni che si prendono cura di animali in difficoltà, Battersea Dogs and Cats Home e Blue Cross Sick Animal Center.