In conversazione con Romeo Gigli, lo stilista dal gusto raffinato

In conversazione con Romeo Gigli, lo stilista dal gusto raffinato

di Fédéric Martin-Bernard

Quasi 20 anni dopo l’ultima collezione firmata Gigli, lo stilista in voga tra la fine degli anni 80 e l’inizio degli anni 90 sta per aprire una guest house a Marrakech, frutto del suo gusto raffinato

All’ultimo momento Romeo Gigli chiede di rinviare la nostra intervista telefonica. Corre da un appuntamento all’altro fin dal primo mattino. Ieri alla Fashion Week di Milano è stata presentata una collezione a suo nome, ma non è questo il motivo delle sue giornate campali. In realtà, il marchio che porta la sua firma è l’ultima delle sue preoccupazioni dopo che, nel 2003, si è ritirato dall’attività e ha smesso completamente di disegnare modelli. Infatti Romeo Gigli non è neppure a Milano per assistere alle sfilate dedicate al prêt-à-porter femminile, ma si trova a Marrakech, dove vive da quasi tre anni con la famiglia. Tutto preso dal restauro di un riad, passa da un incontro all’altro per accertarsi che gli artigiani finiscano i lavori in tempo perché Casa Romeo possa aprire le porte prima delle feste di fine anno. La futura guest house è nella Medina, poco distante dal Palazzo El Bahia. La ristrutturazione è in corso da mesi, per non dire anni, e Gigli parla di un “rifacimento totale”. Per evitare i problemi di umidità che spesso affliggono gli abitanti del cuore della “città rossa” ha infatti preferito demolire e rifare tutto ex novo. Lo stilista conosce bene la città marocchina e i suoi problemi, perché ci è venuto in vacanza per 20 anni prima di trasferirsi definitivamente. 

Romeo Gigli walks the runway at the Romeo Gigli Ready to Wear Spring/Summer 1994 fashion show during the Paris Fashion Week in October, 1993 in Paris, France. (Photo by Victor VIRGILE/Gamma-Rapho via Getty Images)

Inoltre, comprende a fondo anche le regole dell’arte edile, avendo studiato architettura a Firenze, prima che le difficoltà della vita lo costringessero a mollare tutto e partire all’avventura. «Avevo continuato gli studi per seguire le orme di mio padre, quando a 19 anni ho perso improvvisamente entrambi i genitori. È stato uno shock talmente enorme che ho deciso di abbandonare tutto. Per dieci anni ho viaggiato ovunque nel mondo per riuscire a elaborare il lutto e scoprire altre culture. Ho vissuto a Londra e New York e trascorso molto tempo in Asia. Quando infine sono tornato in Italia, ho percepito il patrimonio italiano come una grande mescolanza che potevo arricchire anch’io con molti altri stili, riferimenti, materiali, dettagli e know-how che avevo acquisito altrove», spiega. «I lavori di Casa Romeo sono stati eseguiti da maestranze locali in base ai miei progetti. Ho disegnato anche i mobili, le testate dei letti, i tavoli, le sedie e tutte le decorazioni. Il risultato sarà un riad contemporaneo, con tocchi marocchini, che ospiterà anche alcuni pezzi di design che ho collezionato negli anni… In pratica, sarà, come sempre, un mélange di stili». Un “grande mélange” che Romeo Gigli ha il vizio di creare in qualsiasi ambito, pur riuscendo sempre a tracciare una linea chiara. «Non so spiegare da dove mi arrivi, né come le idee si sovrappongano fra loro nella mia testa», prosegue. «Ho avuto un’educazione molto tradizionale, sono cresciuto tra i libri. Sono curioso di natura: amo girare il mondo per scoprire altre culture, altri stili e altri modi di fare. A prescindere dal settore, inizio sempre cercando di comprenderne la storia e i meccanismi. Nel campo della moda e del design, dove ho collaborato con diversi brand, in parallelo al mio, ho sempre sentito il bisogno di immergermi totalmente in ciascuno di essi, prima di lanciarmi». 


Sketch della guest house di Marrakech realizzato da Romeo Gigli

Allo stesso modo Gigli si è formato praticamente da solo come stilista. «Non ho mai studiato la moda nel vero senso della parola», conferma. «Mi sono avvicinato a questo mondo grazie a mia madre che si vestiva da alcuni sarti a Parigi e a mio padre che si faceva confezionare gli abiti a Londra. Frequentando le boutique, i musei e i negozi di vintage ho scoperto più in dettaglio i vestiti e come venivano creati».  Alla fine degli anni 70, negli Stati Uniti, impara qualche trucco del mestiere anche da Dimitri, un sarto newyorkese particolarmente attento al taglio e alle proporzioni. Poi, nel 1983, fonda la maison Romeo Gigli a Milano, con il supporto di Zamasport per la produzione e la distribuzione. 

Sebbene gli archivi dell’epoca mostrino delle collezioni sobrie, dai colori neutri e con tessuti semplici, la linea Gigli è già caratterizzata da un guizzo, una particolarità, un qualcosa di bello, un non so che di notevole a livello di taglio e vestibilità. «La forma dell’abito era la cosa più importante per me», ricorda lo stilista. «Cercavo un punto di equilibrio tra linee e proporzioni. All’inizio disegnavo i bozzetti in due dimensioni, poi integravo i volumi in modo che l’abito rimanesse morbido. Non ho mai amato i rinforzi interni per strutturare gli abiti e non ho mai utilizzato nemmeno le zip; al massimo applicavo qualche bottone. Ho viaggiato molto in Asia e mi sono ispirato all’India, dove non tagliano le stoffe preziose, quindi ho cercato un modo per avvolgere e annodare i tessuti. Dopodiché ho iniziato a sperimentare tessuti elasticizzati, maglie…».

FRANCE – JUNE 06: “The world according to its creators” of the museum of custum and fashion in Paris, France on June 06, 1991 – Romeo Gigli’s space. (Photo by Pool BENAINOUS/MAROUZE/Gamma-Rapho via Getty Images)

Nel 1987 presenta una collezione cucita interamente a mano, dopo aver esordito l’anno prima nella moda uomo. Tre anni più tardi firma un contratto con il Gruppo Ermenegildo Zegna per sviluppare e produrre la linea menswear. Nel frattempo inaugura uno Spazio Romeo Gigli al 10 Corso Como, a Milano, dove si diverte a mescolare le sue creazioni con quelle di altri stilisti, fra cui Azzedine Alaïa, Martin Margiela e John Galliano, che hanno un’identità forte come la sua. Il 1998 è anche l’anno che lo vede varcare le Alpi e presentare la sua moda in Francia, più che in Italia. «Sfilare a Parigi è stato un sogno: volevo entrare nello spirito della sartorialità, dei creatori e degli stilisti stranieri; a presentare le loro creazioni c’erano già i giapponesi, i belgi e alcuni inglesi». Siamo in pieni anni 80, un’epoca straordinaria, sfrenata, spensierata, dove tutti gli stili trovano spazio sulle passerelle parigine. Da un anno, ormai, Christian Lacroix sta restituendo un grande splendore all’alta moda che tutti davano per spacciata. Thierry Mugler organizza sfilate spettacolari, ma si fanno avanti anche Jean Paul Gaultier, Claude Montana, Guy Paulin, Anne-Marie Beretta e Jean-Charles de Castelbajac, ognuno con il proprio stile particolare. Per non parlare di Martin Margiela, che ha appena fondato la sua maison, e dell’austriaco Helmut Lang, che inizia a farsi un nome all’ombra della Tour Eiffel.  Questo spirito di emulazione scatena la creatività dello stilista italiano: improvvisamente la linea Gigli si arricchisce di colori, fantasie e disegni inusitati e dalle sue collezioni promana una sensualità indefinibile. Gigli fascia, avvolge e lusinga il corpo senza ostentarlo: la sua moda veste le donne di fine anni 80 con molta meno arroganza dei suoi colleghi. Si sentono tutte un po’ Giulietta guardando le collezioni di questo Romeo bello e affascinante come non mai.

Défilé Romeo Gigli, Prêt-à-Porter, collection Automne-Hiver 1995-96 à Paris en mars 1995, France. (Photo by Daniel SIMON/Gamma-Rapho via Getty Images)

Gigli resta uno degli stilisti più importanti degli anni 90, decennio cardine in cui gli investitori, i gruppi finanziari e i fondi di investimento cominciano ad acquisire partecipazioni in diverse grandi case di moda, a nominare direttori artistici e a piegarsi al potere del marketing. Si dà altresì grande rilevanza agli accessori, che mettono presto in ombra i capi di abbigliamento. Gigli è costretto dal suo azionista a sfilare ancora a Milano per qualche stagione, ma poi decide di tagliare definitivamente i ponti con la moda. Evita di parlare di questo periodo: «Oggi è tutto così brutto, non è vero?», afferma colui che sostiene di non essere interessato a sapere se sarà rappresentato nella mostra Les années 1980 al Museo delle arti decorative (MAD) di Parigi (fino al 16 aprile 2023), incentrata sulla ricchezza creativa di questo decennio di cui lui è stato un interprete straordinario. A Marrakech ha voltato decisamente pagina: ormai gli interessa solo la ristrutturazione di Casa Romeo. Il nome suggerisce che vi si potranno trovare anche abiti e ceramiche creati da lui in persona. Già solo questo vale il viaggio.

Foto di apertura AUTUMN/WINTER 1994/95 READY-TO-WEAR: ROMEO GIGLI (Photo by THIERRY ORBAN/Sygma via Getty Images)