San Francisco e il mito dell’acqua tra pirati, filosofi, spiagge e fantasmi
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San Francisco e il mito dell’acqua tra pirati, filosofi, spiagge e fantasmi

di Alessandra Mattanza

Prosegue la rubrica di Alessandra Mattanza dedicata alla sua città di elezione, San Francisco. Questa volta si parla delle sue spiagge, di storie e leggende.

«Perché il vero amore è inesauribile; più dai, più hai. E se vai ad attingere alla vera fonte, più acqua attiri, più abbondante è il suo flusso», disse Antoine de Saint-Exupéry.

San Francisco è una città d’acqua, che nasce, vive, cresce, si sviluppa attorno all’acqua. E, a San Francisco, la vita scorre al ritmo dell’acqua: con ferry che fanno su e giù per la sua baia, con la forzata convivenza con la nebbia, con diversi porti e porticcioli, con case sull’acqua come le houseboat presso Sausalito, di proprietà di produttori, cinematografici, artisti e musicisti, o con ville su palafitte a Tiburon, con le bellissime e numerose spiagge, con il surf e la vela, attività molto praticate in città.

La baia di San Francisco e l’interconnesso delta Sacramento-San Joaquin formano il più grande estuario della costa occidentale del Pacifico. La baia di San Francisco è composta da tre baie principali, quella di San Francisco, quella di San Pablo e quella di Suisun, e da baie più piccole. Questo ha spinto la popolazione a spostarsi dalla città anche in cittadine e zone limitrofe, molte sul mare e sulla costa, la cosiddetta Bay Area. Se San Francisco ha una popolazione di 883.305 (2018), la Bay Area raggiunge 7.753 milioni di abitanti (2018). Lo spartiacque della baia di San Francisco comprende il più grande lago di acqua salata urbano degli Stati Uniti, il lago Merritt di Oakland, e la più grande palude salmastra contigua West C San Francisco Bay. Comprende anche il 90 per cento delle zone umide costiere della California.

L’acqua ha un ruolo fondamentale in città, e la maggior parte delle persone è fortemente impegnato per la sua salvaguardia: attivisti ambientali che considerano molto seriamente il riscaldamento climatico, che provoca, sempre di recente, numerosi incendi; antropologi, filosofi, scienziati che esplorano anche nuovi modi di interconnettere con l’acqua, per la sua tutela e la sua conservazione, per vivere meglio, per un mondo migliore.

«Il mio impegno con l’acqua nasce dal mio lavoro nel deserto. Come antropologa stavo osservando le comunità del deserto e come sopravvive. Prospera anche senza otto bicchieri d’acqua al giorno. Da questo ho imparato che l’acqua non è scarsa, è nascosta e ci sono modi per trovarla che non conoscevamo. Ho fondato Hydrationfoundation.org per condividere nuovi modi di trovare e pensare all’acqua basati sulla conoscenza indigena e su nuove scoperte scientifiche sulle molecole d’acqua. Ho la fortuna di lavorare con alcuni dei principali scienziati del mondo dell’acqua», racconta Gina Bria, fondatrice di una fondazione dedicata all’acqua e sul suo potere benefico di idratare.

«Mi sono trasferita a San Francisco da New York City, dopo 38 anni lì. E, ho avuto la fortuna di “approdare” nel Richmond District, una classica area residenziale familiare lavorativa con ancora piccoli negozi e molte giovani famiglie. È una sensazione così bella uscire e vedere tante persone che vanno in giro, pronte ad affrontare la loro giornata, scambiandosi saluti. Mi sento anche profondamente fortunata a vivere tra il Golden Gate Park, un parco grande come Central Park a New York, con magnifici alberi secolari, i miei primi amici qui, e Ocean Beach, un’enorme spiaggia selvaggia. Questi luoghi mi danno non solo conforto ma sostentamento creativo», continua.

«San Francisco è una città d’acqua, vista sull’acqua da ogni lato, e amo ancora di più Ocean Beach, sapendo che è il vero confine del continente, dove un vasto territorio incontra il vasto oceano, l’Oceano Pacifico. Ma, con mia grande sorpresa, l’acqua che amo di più a San Francisco è la nebbia, in cui letteralmente l’oceano aleggia sopra le nostre teste, sotto forma di vapori rilasciati e correnti», precisa Gina.

«Il mio legame più intimo con le spiagge di San Francisco è la passeggiata che faccio a piedi nudi ogni giorno per assorbire le frequenze elettromagnetiche dall’umidità e dagli spruzzi dell’oceano e dalle vele sottili della nebbia fluttuante. Queste frequenze ioniche invisibili caricano letteralmente il mio sistema vivente. Guardare le onde riversarsi e diradarsi lungo la sabbia ha reso visibili frequenze invisibili nei modelli di onde e sabbie lasciate indietro», racconta poi.

Gina pensa che le spiagge locali siano uniche al mondo. «Quello che mi piace delle spiagge di San Francisco è la varietà di scala, puoi rimanere sbalordito sulla vasta e ampia spiaggia Ocean Beach, con il battente Oceano Pacifico in arrivo, oppure puoi essere intimo con China Beach (si dice che questa spiaggia prenda il nome dai pescatori cinesi durante l’era della corsa all’oro. Attaccavano le loro barche lungo la costa e si accampavano sulla sabbia. Adesso c’è un monumento in pietra a loro dedicato ai margini del parcheggio, n.d.r.), una minuscola baia solo tua, o puoi salire in alto sulle scogliere per una vertiginosa passeggiata lungo il bordo di Fort Funston», dice Gina, che ha fatto dell’acqua la sua vita.

«Non devi perdere la fede nell’umanità. L’umanità è come un oceano; se alcune gocce dell’oceano sono sporche, l’oceano non si sporca», pensava Mahatma Gandhi, che pure credeva nell’immenso potere del mare, proprio come tanti locali a San Francisco.

L’acqua fa parte dell’universo delle spiagge, con le onde dell’oceano che le solcano prepotenti e potenti. Ci sono spiagge e… spiagge. Le spiagge di San Francisco, dove spesso soffia il vento, non sono forse le migliori per andare a prendere il sole. Sono più ideali per una bella passeggiata o l’hiking, il surf, il windsurf... Il nuoto è consigliato solo ai più esperti, dato che ci sono correnti fortissime. C’è chi pesca, chi gioca a pallavolo, chi accende fuochi per celebrare a ritmo di musica o per fare un barbecue, c’è chi fa yoga e medita, c’è chi semplicemente legge un libro o costruisce con i figli castelli di sabbia, c’è chi organizza party per musica 8D da ascoltare con le cuffie. C’è chi incontra gli amici per “filosofeggiare” di politica, c’è chi tra surf e sole cerca di fare contatti o fundraising per la sua start up, c’è chi salva le foche arenate, c’è chi fa volare aquiloni, c’è chi fa jogging, c’è chi raccoglie plastica e altri retaggi naufragati dal mare, i rifiuti, che sono, di solito, veramente pochi, perché esistono multe salate per chi sporca. C’è chi porta i cani a correre o a sfidare e nuotare tra le onde, dato che qui molte spiagge ammettono anche “quattro zampe”, c’é qui fa birdwatching. Di certo, la gente a San Francisco pensa che le spiaggie non sono fatte, solo, per prendere il sole… Ma, di più, per entrare in contatto con la natura. 

San Francisco ha una vita da spiaggia che coinvolge perfino i più nerd e gli high tech e i più intellettuali che non amano troppo il sole. Perché quasi ogni spiaggia qui custodisce un segreto o una storia: di fantasmi, di pirati, di avventurieri, di amori impossibili, di leggende… E, il periodo migliore per andare in spiaggia a San Francisco è proprio settembre e ottobre, quando trionfa l’”Indian Summer”, l’”estate indiana”, con temperature estive e meno nebbia.

Baker Beach, sotto una scogliera dove si scorgono molte ville del quartiere Presidio, è ideale per ammirare al meglio il Golden Gate Bridge, nella parte più a nord c’è pure un tratto per nudisti, Marshall’s Beach. Crissy Field Beach è sabbiosa, con tavolini per il picnic sul lungomare o la gente si sistema direttamente sopra il verdissimo prato. Ci sono diversi cani, ed è ideale per fare il kitesurfing e vedere il tramonto sul Golden Gate Bridge.

Black Sands Beach si raggiunge a piedi scendendo da dei gradini ed è anche frequentata da nudisti, essendo isolata e famosa per la sua sabbia nera vulcanica. A Mile Rock Beach si arriva facendo hiking da Lands End per il Coastal Trail, per mezzo miglio, e poi grazie a una scala di 100 gradini di legno che porta all’acqua. Su una roccia appena sopra la spiaggia si trova il Lands End Labyrinth, una piccola maze fatta di pietre, da cui si ha una vista spettacolare. Sotto le scogliere rocciose tra Point Lobos e Lands End, con la bassa marea, si scorgono tre relitti storici, che si possono esplorare da soli…

La spiaggia presso Sutro Baths, un grande complesso con piscina di acqua salata costruito nel 1896 e distrutto da un incendio nel 1966, cela, invece, racconti di fantasmi. Le rovine rimaste sono disseminate di qualche graffito lungo la spiaggia e in altre zone. I bagni furono ridotti in macerie, dopo essere stati misteriosamente rasi al suolo, sempre negli anni ’60. Si racconta che se si è abbastanza coraggiosi da lasciare una candela accesa alla fine del vicino tunnel naturale di notte, scomparirà quando si tornerà all’ingresso. Si dice anche che siano state viste persone vestite con abiti da bagno d’altri tempi. Fantasmi di un’altra epoca.

Si può prendere un ferry per Quarry Beach, su Angel Island, da dove si ammira tutto lo skyline di San Francisco, o per Perles Beach, a Tiburon, molto ventosa, ma davvero bella, e si può seguire in bicicletta o a piedi il Perimeter Road, una vecchia strada militare. Thornton State Beach si trova invece presso il lago Lake Merced: è selvaggia e avventurosa, quasi sempre poco frequentata, e ci sono sentieri da percorrere a cavallo, grazie alle stalle Mar Vista Stables.

Per nuotare, ci si può spingere fino ad Alameda, a Crown Memorial Beach, dove l’acqua è più calda e il mare è più tranquillo. A San Francisco, invece, temerari affrontano le fredde acque davanti all’isola di Alcatraz, nuotando insieme alle foche tutto l’anno, all’Aquatic Park Cove, di fronte a Ghirardelli Square.

Le acque di San Francisco sono anche piene di squali di diverse specie, quelli che si incontrano nella baia sono per lo più gli squali leopardo, che paiono non attaccare l’uomo, mentre più rari sono gli attacchi del temuto squalo bianco, che è altrettanto numeroso in queste acque, ma si trova più al largo… Comunque, un po’ di attenzione è sempre di rigore.

Un’altra leggenda aleggia sulla Baia di San Francisco, quella di Devil’s Point. È un promontorio roccioso che si trova sulla sua sponda settentrionale, dove il Golden Gate si estende nel Pacifico. Un fianco della sua collina è brullo e arido, ma sull’altro si notano tracce di precedenti abitazioni, come una capanna in un recinto deserto. Si racconta fossero stati costruiti da un avventuriero che li abbandonò misteriosamente poco dopo. Chi prese il suo posto fece la stessa fine… Il terzo abitante era un uomo molto ottimista che voleva creare qui una prima comunità e una possibile futura cittadina, ma, non riuscendoci, cadde nello sconforto e andò in rovina. Il suo fantasma è stato spesso avvistato sulla stretta striscia di spiaggia che si nota con la bassa marea o appollaiato alla scogliera quando l’acqua si alza. Fu trovato lì morto su una roccia, un giorno, con una mappa del suo progetto in una mano e il viso rivolto verso il mare. Alcuni credevano che fosse perseguitato dallo spirito di uno dei marinai di Sir Francis Drake, il capitano ed esploratore britannico, che circumnavigò il globo tra il 1577 e il 1580 e approdò in California rivendicandola come territorio per l’Inghilterra. Il suo marinaio abbandonò la nave dopo aver sentito delle storie da parte degli indiani sulle scoperte d’oro. Ma morì di fame sulle rocce e il suo fantasma è stato visto nella capanna o alla sua porta.

Altre leggende narrano che Sir Francis Drake fosse perfino lui, alla fine, un pirata. Aveva scelto questo posto per nascondere grandi quantità di bottino illecito, proteggendole con incantesimi infernali e spiriti diabolici. Qualcuno sostiene di aver visto una vecchia nave d’altri tempi in ombra, nelle notti al chiaro di luna, o quando la nebbia circonda il mare e la riva. Hanno sentito il rumore dei remi che si alzavano e abbassavano nei loro scalmi.

Non stupiscono tutte queste leggende ispirate al mare, in una città magica quanto è San Francisco. Del resto come scriveva Vincent Van Gogh nelle sue lettere: «Il cuore dell’uomo è molto simile al mare, ha le sue tempeste, ha le sue maree e nelle sue profondità ha anche le sue perle».