Azione! Nanni Moretti è pronto a (ri)stupire. Ecco i suoi 5 migliori film
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Azione! Nanni Moretti è pronto a (ri)stupire. Ecco i suoi 5 migliori film

di Andrea Giordano

Nanni Moretti torna (dal 20 aprile) col suo nuovo lavoro da regista, “Il sol dell’avvenire”, omaggiando il cinema e il circo. Ecco i 5 suoi film da rivedere

Parli del Nanni nazionale, e c’è un solo un nome (e cognome) che può venirti in meno: Nanni Moretti. Il regista nato a Bolzano, 70 anni da compiere il prossimo 19 agosto, come agli inizi, non smette di far crescere attenzione (e riserbo) riguardo a tutto ciò che fa, da attore e autore, di divertirsi, oggi, attraverso Instagram, svelando quando (e come) un proprio lavoro debba essere in effetti comunicato e raccontato a dosi. Quarant’anni di carriera, partendo da quel 1976 grazie a Io sono autartico, scandiscono un viaggio lungo 14 pellicole, compreso l’ultima, Il sol dell’avvenire (sarà in sala dal 20 aprile e che probabilmente andrà al prossimo Festival di Cannes), di cui da pochi giorni è uscito un trailer di circa 1 minuto e mezzo. Un tempo più che sufficiente, per capire cosa (forse) ci dovremmo aspettare, dove lo vediamo circolare in monopattino (mettendo da parte la Vespa di Caro Diario), omaggiando il cinema, nei panni proprio di un regista, che sta portando avanti (glielo dicono) un ‘film sovversivo’. C’è però molto altro nel nuovo ‘circo morettiano’: la politica, le conferme degli attori-simbolo, da Margherita Buy a Silvio Orlando, o alcuni brani scelti, ed evocativi, come quello di Franco Battiato (Vorrei vederti danzare), Luigi Tenco (Lontano lontano) e Aretha Franklin (Think), e l’autocitazione (da scovare) legata invece a Sogni d’oro.

E poi la stoccata geniale a Netflix in una scena tutta da gustare. ‘I nostri prodotti sono visti in 190 paesi. Purtroppo la sua sceneggiatura è uno slow burner che non esplode’. ‘Ah no?!’ ribatte lo stesso Moretti. Un ulteriore invenzione dissacrante per ribadire l’importanza (per lui) nei confronti della sala, e non delle piattaforme, manifestato anche quando pre Pandemia, decide di tenere fermo Tre piani, presentandolo poi al Festival di Cannes, nella giornata della finale degli Europei di calcio, con la Nazionale vincente, e di Berrettini a Wimbledon. Moretti, piaccia o meno, continua a far tendenza, a riannoversarsi tra i pochi Maestri in attivo, a essere anticipatore, vedi Habemus Papam, a inseguire la contemporaneità, senza lasciarsi mai alle spalle tutte le altre sue tappe, piene di significati, invettive (anche politiche), dolori e ironie, a cercare il senso di ogni cosa e missione (come ne La messa è finita)

Proviamo allora a sintetizzare il ‘Moretti pensiero’ attraverso i suoi 5 migliori film.

Habemus Papam

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Habemus Papam, diretto e interpretato nel 2011 da Moretti, con protagonista Michel Piccoli

Un titolo tra i più profetici del regista, e che riguarda la chiesa, l’inadeguatezza di un immaginario Pontefice, incapace, una volta eletto, di sentirsi davvero adatto al ruolo e proseguire nel cammino. Habemus Papam parla del cardinale Melville (interpretato da un grande Michel Piccoli), bisognoso ulteriormente di certezze e rassicuranti, intimidito da tanta responsabilità, al punto da non affacciarsi e salutare il mondo. Il Vaticano corre allora ai ripari convocando un particolare terapeuta non credente (lo stesso Moretti). ‘Ha problemi con la fede?’, gli domanda.  ‘No. Ma vedo in me capacità che non ho’. Ne viene fuori un ritratto divertente e malinconico, in cui i cardinali giocano a pallavolo, col Papa che, prima di parlare alla gente, ritrova il suo personale sogno d’attore interpretando Čechov. Nella creatività morettina, qualcosa di reale avverrà, seppur attraverso modalità diverse, quando Papa Benedetto XVII decise improvvisamente di ‘dimettersi’ a favore del successore, l’attuale Papa Francesco. 

La stanza del figlio

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Nanni Moretti, Presidente di Giuria al Festival di Cannes nel 2012, dove nel 2001 vinse la Palma d’Oro

Sulle note struggenti di By this river di Brian Eno, prende forma La stanza del figlio, tra i film maggiormente intensi di Moretti, premiata nel 2001 al Festival di Cannes con la Palma d’Oro di miglior film. Una storia famigliare il cui ordine (apparente) delle cose, viene rotto invece drammaticamente dalla morte prematura di uno dei figli. A convivere con i sensi di colpa e i rimorsi è soprattutto il padre psicanalista (lo stesso Nanni Moretti), che nel giorno maledetto aveva rimandato all’ultimo una corsa insieme al figlio, per visitare un paziente. Gli equilibri si rompono a causa di una assenza che gradualmente diventa assordante per lui, la madre (Laura Morante) e la sorella (interpretata da Jasmine Trinca, qui al debutto). Ma una lettera di una ragazza, forse un amore estivo del ragazzo, riapre un orizzonte messo da parte, riapre quella stanza, e per un attimo dà vita a un piccolo viaggio di ricordi, memorie e particolari. Bellissimo e doloroso nel medesimo istante.

Caro diario

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Nanni Moretti, nel 2017, alla Festa del Cinema di Roma

Sono passati quasi trent’anni, era il novembre 1993, e Caro diario usciva in sala. L’anno dopo, a maggio, conquisterà il Premio per la miglior regia al Festival di Cannes, per un film diviso però in tre episodi. Dapprima in una Roma estiva e semideserta a cavallo della mitica Vespa, dove riflette sulla città e il cinema, girando tra i quartieri, e omaggiando alla fine Pier Paolo Pasolini. Poi, spostandosi, va in fuga dalla vita cittadina, provando a ritrovarsi tra le Isole di Lipari, Salina, Stromboli e Alicudi, raccontando infine di malattia, il Linfoma di Hodgkin, che colpì il regista. Un capitolo finale nel quale prescrizioni, incontri, ricette, e medici ‘che non sanno ascoltare’ compiono il miracolo narrativo. Un diario personale e aperto che, nonostante il tempo passato, fa sempre breccia. 

Palombella rossa

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Nanni Moretti

‘Le parole sono importanti’, ma anche i personaggi, come quello di Michele Apicella, funzionario del PCI a mante della pallanuoto, che in Palombella Rossa (anno 1989) rimane scolpito nella galleria di Nanni Moretti. Un uomo senza memoria, a causa di un incidente stradale, ma che prova a riannodarla attraverso ricordi, reale e illusori. Un film che si rivolge ad una generazione (e politica) la cui identità (di sinistra) sembra essere smarrita, e i cui ideali provano a trovare fondamenta nuova, una ricostruzione ideologica, sociale, morale. Nel cast Silvio Orlando e Asia Argento, ma qui è il Nanni (inter)nazionale a rimanere in stato di grazia. 

Mia madre

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Nanni Moretti, regista e interprete di “Mia madre”

Qui è il tema della maternità, dell’essere figli, dell’accudire con dedizione il proprio genitore, fino all’ultimo istante, a parlarci. Moretti realizza una delle sue pellicole maggiormente commoventi, Mia madre (in concorso nel 2015 al Festival di Cannes), in cui, insieme a Margherita Buy, David di Donatello come miglior attrice (e che qui interpreta sua sorella e nel film è una regista) accompagna nell’ultimo viaggio la madre malata Ada, riportandola a casa. Ed è proprio quando scompare che, entrambi, attraverso gli ex studenti di lei, capiscono quanto sia stata importante e cruciale, non solo per loro. Nel cast, oltre a John Turturro, un incredibile Giulia Lazzarini, con un Nanni Moretti travolto dalle emozioni, intenso, e capace di sorprendere, stavolta, grazie ai silenzi e gli sguardi.