10 film che ti faranno venir voglia di proteggere la Terra
Immagine del film "La canzone della Terra" (Foto: Dag Asle Mykløen)

10 film che ti faranno venir voglia di proteggere la Terra

di Simona Santoni

Un viaggio cinematografico che parte dalle maestose vallate norvegesi, dove i ghiacciai si stanno ritirando. E poi passa per l’aspro altopiano boliviano, sempre più dimenticato dalle piogge. Ecco 5 documentari e 5 racconti di fiction che sono uno stimolo a salvaguardare il nostro pianeta

Le alluvioni alle spalle, l’assaggio di estate appena vissuto, la siccità che minaccia: il pianeta Terra lancia i suoi appelli. Oggi che i moniti sul cambiamento climatico non sembrano più tesi fantasiose e allarmistiche, la Giornata della Terra che ricorre il 22 aprile è un promemoria che non necessita più di promemoria. La salvaguardia dell’ambiente e del pianeta Terra è una missione quotidiana. Che rinnoviamo ripercorrendo questi film: 10 film che fanno venir voglia di proteggere il prezioso suolo su cui abitiamo.

Un viaggio cinematografico che parte dalle maestose vallate norvegesi, dove i ghiacciai si stanno ritirando. E poi passa per l’aspro altopiano boliviano sempre più dimenticato dalle piogge fino alle foreste di alghe nelle acque sudafricane. Non solo documentari ma anche film di finzione. Dal cartoon politico di Miyazaki al bizzarro film animalista del regista premio Oscar Bong Joon-ho.

La canzone della terra di Margreth Olin

Prodotto da Wim Wenders e Liv Ullmann, il documentario La canzone della terra (Songs of Earth) esce nelle sale italiane in occasione della 54ª Giornata mondiale della Terra. Al cinema il 15, 16 e 17 e 22 aprile.

Candidato dalla Norvegia all’Oscar come miglior film internazionale, il doc è una meditazione sul rapporto dell’uomo con la natura e sul legame tra genitori e figli. Margreth Olin, regista e interprete principale, fa ritorno nella valle in cui è nata, nel cuore della Norvegia, dove abitano i genitori.

Per un anno intero ha filmato il trascorrere del tempo e delle stagioni: il padre guida il suo sguardo tra le maestose vallate norvegesi, dove i ghiacciai si stanno ritirando e sono più evidenti gli effetti del cambiamento climatico.

Il film custodisce così la memoria di chi è stato in grado di vivere in armonia con l’ambiente e di osservare la melodia della terra, una canzone in cui la bellezza della musica si sposa a parole di dolore e denuncia.

Utama – Le terre dimenticate (2022) di Alejandro Loayza-Grisi

In lingua quechua “utama” significa “la nostra casa”. Tra le terre aspre e remote della Bolivia, una famiglia quechua è alle prese con il dramma della siccità. Uno sguardo inedito su un tema quanto più attuale e scottante. Attorno i paesaggi sconfinati e dimenticati dell’arido altopiano sudamericano sulle Ande, a più di 3.500 metri sul livello del mare.

In un film di finzione, il giovane regista boliviano Alejandro Loayza-Grisi punta la camera su uno dei territori più esposti e vulnerabili ai cambiamenti climatici. Racconta il costo umano di questo cambiamento attraverso la storia dei suoi protagonisti, voci di una coscienza perduta e di una saggezza che raramente viene ascoltata.

Okja (2017) di Bong Joon-ho

Prima del premio Oscar per Parasite, Bong Joon-ho ha sorpreso con questo bizzarro film ambientalista e animalista, manifesto della filosofia vegetariana.

Badi bene: è ben lontano dalla produzione migliore del regista sudcoreano, che tocca il picco con il capolavoro Madre, ma ha tanto cuore e qualche immagine che lascia il segno. Un esempio? La scena in cui la ragazzina Mija (Ahn Seo-hyun) si aggira nel mattatoio per salvare il suo Okja. Impossibile restare indifferenti di fronte a quelle inquadrature, con creature pigiate a un passo dalla morte e dal diventare carne per i nostri piatti.
Chi è Okja? Un animale gigante, una sorta di supermaiale, creato in laboratorio e cresciuto nella natura di montagne coreane, al mondo soltanto per essere un nostro pasto.

Per documentarsi il regista ha conosciuto l’inferno degli allevamenti intensivi e dei mattatoi e, durante la produzione, è divenuto momentaneamente vegano.

Punto di non ritorno – Before the flood (2016) di Fisher Stevens

È noto l’impegno ecologista di Leonardo DiCaprio, che è produttore e protagonista di questo documentario.

Insieme al co-creatore e regista Fisher Stevens, nell’arco di tre anni, il divo è andato in ogni angolo del globo per documentare gli impatti devastanti del cambiamento climatico. Punto di non ritorno – Before the flood mette in discussione la capacità dell’uomo di invertire quello che potrebbe essere il problema più catastrofico mai affrontato.

L’attore incontra anche scienziati, attivisti e leader mondiali per discutere dei pericoli del riscaldamento globale e delle possibili soluzioni. Ecco con lui Barack Obama, papa Francesco, l’astronauta britannico Piers Sellers

Una scomoda verità (2006) di Davis Guggenheim

Titolo originale: An inconvenient truth. Acclamato documentario sul riscaldamento globale, ha vinto due Oscar: come miglior doc, certo, e come migliore canzone, ovvero I need to wake up di Melissa Etheridge. E già il refrain canoro è esplicativo: I need to wake up, Ho bisogno di svegliarmi. Un film che sprona a proteggere la nostra Terra.

Protagonista l’ex vicepresidente degli Stati Uniti d’America Al Gore. Il regista lo segue nel suo tour di conferenze in cui si impegna a divulgare i rischi del pianeta a causa dei gas serra. Consapevole di andare incontro a scetticismo, Gore presenta solidi dati scientifici e infauste previsioni. Chiedendo un’azione immediata per frenare gli effetti distruttivi del cambiamento climatico sull’ambiente.

Principessa Mononoke (1997) di Hayao Miyazaki

È l’ottavo film d’animazione del maestro giapponese Miyazaki. Nonostante abbia 27 anni e sia ambientato in un mondo antico, ha un’anima contemporanea. Cartoon politico e feroce, Principessa Mononoke inquadra lo scontro tra uomo e natura. In un monito inascoltato, descrive le conseguenze dello sfruttamento sconsiderato delle risorse della natura.

In un viaggio alla ricerca della cura per una maledizione demoniaca, il protagonista Ashitaka si imbatte in una comunità sotto lo scacco dei poteri divini. Tra tutte le creature che incontra c’è San, ragazza selvaggia allevata dai lupi, che odia la sua stessa specie. Addosso ha tutto il dolore della natura, ferita e guardinga.  

Il mio amico in fondo al mare (2020) di Pippa Ehrlich e James Reed

Documentario premio Oscar, il titolo italiano sfuma il significato più denso del titolo originale: My octopus teacher. Ovvero: Il polpo mio insegnante.

I registi hanno documentato un anno trascorso dal filmmaker Craig Foster in stretto contatto con un polpo, sott’acqua, in una foresta di kelp in Sudafrica. Come le barriere coralline, queste foreste di alghe sono minacciate dall’inquinamento e dal riscaldamento globale.

Appassionato di nuoto subacqueo, in un periodo di depressione Foster si immerge per ritrovare speranza. In una di queste occasioni a contatto con le meraviglie del mondo sottomarino, viene incuriosito da un piccolo polpo rivestito da un mantello di pietre e conchiglie a mo’ di nascondiglio. Il film mostra la relazione sempre più intima di Foster con il polpo, mentre lo cerca, lo segue e impara. Il polpo gli dà una lezione sulla fragilità della vita e sulla connessione dell’umanità con la natura.

Re della terra selvaggia (2012) di Benh Zeitlin

Film americano candidato a quattro premi Oscar, Caméra d’or al Festival di Cannes 2012, Re della terra selvaggia fu una piacevole sorpresa. Opera prima e caso cinematografico, inquadra una comunità abbandonata a se stessa chiamata Bathtub, la Grande Vasca. Vive in una zona paludosa e malsana, nel sud della Louisiana, sotto lo scacco del riscaldamento globale.

Protagonista è Hushpuppy (interpretata da Quvenzhané Wallis), una bambina di sei anni. Vive con suo padre malato, che sta preparandola a vivere in un mondo dove non ci sarà più lui a proteggerla. La Grande Vasca è alla vigilia di una catastrofe di epiche proporzioni:  gli equilibri naturali si infrangono, i ghiacci si sciolgono e arrivano gli Aurochs, misteriose creature preistoriche.

Domani (2015) di Cyril Dion e Mélanie Laurent

Mélanie Laurent, l’attrice francese indomita Shosanna di Bastardi senza gloria, e l’attivista Cyril Dion insieme per un documentario che è un’ottimista spinta al cambiamento.

Domani è uno stimolante viaggio intorno al mondo alla ricerca di soluzioni efficaci per dimostrare che un futuro migliore è possibile. Partendo dagli esperimenti più riusciti nei campi dell’agricoltura, energia, architettura, economia e istruzione, i due registi immaginano un nuovo futuro per noi e per i posteri.

The Day After Tomorrow – L’alba del giorno dopo (2004) di Roland Emmerich

Tra i film che fanno venir voglia di proteggere il pianeta Terra non può mancare un apocalittico. E dici apocalittico e Roland Emmerich si è già materializzato davanti. L’esplosivo cineasta tedesco è il vate dei disaster movie. Fracassoni, eccessivi e così assoluti.

The Day After Tomorrow – L’alba del giorno dopo non è certo il migliore, anzi. Ma a suo modo è il più ambientalista. La sciagura che deve fronteggiare Jake Gyllenhaal, nei panni di un paleoclimatologo? Una nuova glaciazione! Che è conseguente ai cambiamenti climatici, con tanto di pezzo di Antartide già distaccatosi a causa del riscaldamento globale. E poi via di maremoto su Manhattan, Statua della libertà sommersa dalle nevi, grattacieli ghiacciati…