I più belli (e strani) musei al mondo
Eye Filmmuseum -Amsterdam

I più belli (e strani) musei al mondo

di Elena Bordignon

Cosa rende spettacolare un museo? Perché alcuni diventano vere e proprie mete di pellegrinaggio? Non solo per le opere d’arte inestimabili esposte all’interno, spesso i musei diventano essi stessi dei capolavori. 

A volte sono raccontati come sculture a cielo aperto di grandi dimensioni, altre etichettati come oltraggiosi – pensiamo al Centre Pompidou, inaugurato nel 1977, definito “orribile raffineria, una fabbrica fredda e innaturale” – o in netto contrasto con il paesaggio metropolitano che li circonda. Abbiamo stilato una carrellata di musei diventati delle icone nel panorama dell’architettura contemporanea, tra cui esperimenti modernisti, esercitazioni postmoderne, ma anche stranezze e bizzarrie architettoniche.

Guggenheim, New York

Una vera e propria icona è senza dubbio il Museo Guggenheim di New York progettato da Frank Lloyd Wright: un edificio circolare che, per molti versi, ha rivoluzionato il modo in cui gli spettatori vedono l’arte. A differenza del vicino Metropolitan Museum of Art, una struttura più classica, la struttura originale di questo museo contiene pochi angoli retti. All’interno, le opere sono disposte attorno a una rotonda con una rampa che si inclina verso l’alto e gira in tondo. Wright ha concettualizzato l’esterno dell’edificio come una ‘ziggurat invertita’, alludendo all’antica architettura mesopotamica. Ancora prima di aprire i battenti, nel 1959, critici e artisti si espressero contro l’edificio di Wright, ritenendolo troppo all’avanguardia. Da allora l’opinione sul museo è decisamente cambiata, anzi oggi il Guggenheim è tra le mete turistiche più frequentate di New York.

Louvre, Abu Dhabi

Situato sull’isola di Saadiyat, il Louvre Abu Dhabi è considerato un pezzo unico di architettura. Presentato come il primo museo del suo genere nel mondo arabo, ha aperto i battenti nel 2018. L’architetto vincitore del Premio Pritzker Jean Nouvel ha progettato la città museo ispirandosi al concetto di medina, l’antico quartiere delle città arabe. Nouvel ha costruito una cupola di metallo argentato composta da 7.850 stelle in un complesso schema geometrico. Quando la luce del sole lo attraversa, l’intrico geometrico della cupola crea una ‘pioggia di luce’ in movimento. Il Louvre Abu Dhabi una città-museo sul mare composta da 55 edifici collegati da diversi percorsi che ospitano ventisei gallerie permanenti, uno spazio espositivo temporaneo, il Children’s Museum, un auditorium, diversi ristoranti.

Zeitz Museum of Contemporary African Art, Cape Town

Lo Zeitz Museum of Contemporary Art Africa, il più grande museo d’arte africano, è anche il più grande museo del mondo che mostra l’arte dell’Africa e della sua diaspora e sorge dove c’era il vecchio silo di grano al V&A Waterfront. I silos furono costruiti nel 1921 e per quasi un secolo furono il cuore industriale:la struttura originale era composta da 56 silos di stoccaggio. Gli architetti che hanno lavorato al museo – Heatherwick Studio – sono stati incaricati di progettare un edificio che rendesse omaggio a questo importante punto di riferimento storico, lasciando l’esterno in gran parte com’era. L’interno è davvero sorprendente, scolpito a forma di chicco di mais ingrandito (basato su un vero chicco trovato prima dell’inizio della costruzione).

Centre Pompidou, Parigi

Partiamo da quello che per antonomasia è diventato uno dei primi musei d’arte contemporanea, perchè l’esterno rispecchiava, se non superava – e supera ancora oggi- molta arte sperimentale e all’avanguardia. Parliamo del già citato Centre Pompidou che Le Monde stroncò, definendolo “un King Kong dell’architettura”. Il progetto, che porta le firme di Gianfranco Franchini, Renzo Piano e Richard Rogers, prevede che tutto ciò che un museo tradizionale nasconde – cavi, fili elettrici, tubi idraulici e di aerazione, scale mobili – appaia ben visibile dall’esterno. Non solo, ciascuno è identificato con precisi colori, in modo che i visitatori possano sapere esattamente ciò che stanno guardando. Concettualmente resta, anche dopo quasi cinquant’anni dalla sua progettazione, un museo all’avanguardia per ricchezza concettuale.

Eye Filmmuseum, Amsterdam

La straordinaria architettura dell’Eye Filmmuseum lo ha reso rapidamente una delle icone moderne di Amsterdam. Situato sulla sponda settentrionale del fiume IJ, proprio di fronte alla stazione centrale, questo cinema, museo, caffè/ristorante e location per eventi all’avanguardia, è assolutamente da visitare. Aperto nel 2012 e progettato dallo studio viennese Delugan Meissl Associated Architects, si caratterizza per la sofisticata flessibiità e ospita quattro schermi, 640 posti a sedere e 1200 metri quadrati di spazio espositivo. L’aspetto spaziale del museo cambia a seconda della posizione da cui si guarda: l’edificio appare a tratti più slanciato, più alto, più tozzo, più aperto o più chiuso.

MAXXI Museo delle Arti del XXI secolo, Roma

Inaugurato nel 2009 a Roma, il MAXXI Museo delle Arti del XXI secolo, è stato progettato dall’archi-star Zaha Hadid, e nel 2010 ha ricevuto il Stirling Prize dal Royal Institute of British Architects. Sviluppato dall’idea di realizzare un ‘campus urbano’ che fosse l’incontro tra un edificio tradizionale e il flusso urbano, privo di un vero e proprio centro, ma che si sviluppasse come un continuum con i “campi di forza” della città di Roma. La complessità delle forme e la loro sinuosa mobilità, determinano una complessa struttura spaziale e funzionale. Le pareti, per lo più curve, si prestano ad accoglierle un tipo di arte sperimentale come proiezioni e installazioni. Futuristico e all’avanguardia, il MAXXI è diventato una vera opera d’arte, più che un ‘contenitore’ d’arte.

Museo Soumaya – Città del Messico

Eretto nel 2011, il Museo Soumaya è composto da una struttura alta circa 50 metri e sorge nel cuore di un nuovo quartiere culturale e commerciale, Plaza Carso, anch’esso progettato dallo studio FR-EE / Fernando Romero Enterprise. La forma del museo, un romboide sostenuto da 28 colonne curve in acciaio di varie dimensioni e forme, è rivestita da una pelle di 16.000 elementi esagonali in acciaio a specchio che fanno riferimento alle tradizionali facciate coloniali degli edifici piastrellati in ceramica. Questo particolare rivestimento conferisce al museo un aspetto diverso a seconda il tempo, l’ora del giorno e il punto di osservazione, ottimizzando al contempo la conservazione dello stesso edificio.

Guggenheim, Bilbao

Situato sulle rive del fiume Nervión a Bilbao, in Spagna, il Museo Guggenheim è una fusione di forme complesse e vorticose. Strettamente in relazione con il contesto urbano industriale, conta più di dieci milioni di visitatori dalla sua apertura. Questa scultura architettonica, che porta la firma dell’archi-star Frank Gehry, ha cambiato il modo in cui gli architetti e le persone pensano ai musei, ma ha anche rilanciato l’economia di Bilbao con il suo incredibile successo. Descritto come un grande pesce, una nave o un grande fiore, l’edificio di Gehry è stato concepito come un gigante agglomerato di imprevedibili geometrie, una sorta di monumento alla gloria e al declino di Bilbao, per anni tra le principali città fornitrici mondiali di acciaio.

The Kunsthaus – Graz, Austria

Il Kunsthaus è stato paragonato a una lunga serie di animali: un piccolo ippopotamo, una lumaca di mare, un istrice e un ‘amichevole alieno”. Quest’ultimo epiteto è stato coniato da Colin Fournier, uno dei suoi due architetti. L’architettura di questo museo è biomorfa, indefinibile e ibrida e, proprio per queste sue caratteristiche, ha reso il Kunsthaus un nuovo punto di riferimento architettonico a Graz. Progettato all’inizio del millennio dagli architetti Peter Cook e Colin Fournier, la sua forma unica e il colore sorprendente ispirano ed emozionano. Innalzato in un quartiere poco privilegiato della città, di fronte al centro storico, si caratterizza anche per l’innovativa copertura che lo ricopre: un’interfaccia comunicativa in grado di permettere l’esplorazione dei molteplici mondi dell’arte. Il sistema BIX, ideato dai due architetti berlinesi Jan e Tim Edler, si compone di 930 tubi circolari fluorescenti integrati nella facciata della Kunsthaus; ciascuna lampada ha la funzione di un pixel e può essere regolata individualmente grazie ad un computer.