Oscar 2023, trionfa Everything everywhere all at once
I registi Daniel Kwan e Daniel Scheinert (Photo by /A.M.P.A.S. via Getty Images)

Oscar 2023, trionfa Everything everywhere all at once

di Simona Santoni

Valanga di premi per il film folle di Daniel Kwan e Daniel Scheinert ambientato nel multiverso. Brendan Fraser, commosso, ha la meglio su Colin Farrell: «Grazie ad Aronofsky per avermi dato la possibilità di salvarmi. Solo le balene riescono ad andare così in profondità»

È Everything everywhere all at once di Daniel Kwan e Daniel Scheinert il film pigliatutto della 95ª edizione dei premi Oscar. In una serata senza grandi colpi di scena, senza schiaffoni a mano aperta stile Will Smith o assegnazioni sbagliate stile “and the Oscar goes to La La Land, anzi no, a Moonlight”, il vero colpo di scena – pur se prevedibile – è che Everything everywhere all at once abbia fatto man bassa di statuette. È il miglior film, ma anche il vincitore di ben sette Oscar – a fronte di undici nomination –, quasi tutti premi di forte peso. È, soprattutto, il simbolo di un’Academy of Motion Picture Arts and Sciences che sceglie di andare verso la novità, verso un cinema tutt’altro che classico, che parla alle nuove generazioni e si fionda nel multiverso, mescolando commedia, dramma familiare, arti marziali, romanticismo, dita fatte di wurstel e un bagel che racchiude i segreti dell’universo.

Brendan Fraser
Photo by Mike Coppola/Getty Images
Brendan Fraser con il suo Oscar come miglior attore per “The Whale”

Il grande sconfitto della notte degli Oscar, che avrebbe meritato anche più di qualche statuetta? La dark comedy irlandese Gli spiriti dell’isola (The Banshees of Inisherin) di Martin McDonagh. Peccato per Colin Farell, a cui è stato preferito Brendan Fraser, prof gay di obesità invalidante in The Whale di Darren Aronofsky. Emozionato e quasi scioccato, premiato come miglior attore protagonista, sul palco del Dolby Theatre di Los Angeles Fraser ha detto: «Voglio ringraziare Aronofsky per avermi dato la possibilità di salvarmi». L’ex sex symbol della trilogia colossal La mummia negli ultimi anni era quasi scomparso da Hollywood. «Solo le balene riescono ad andare così in profondità. Io ho iniziato trenta anni fa a lavorare nel cinema e le cose non sono sempre state semplici. Ora sono qui e vengo riconosciuto, grazie. È stata come una spedizione in fondo all’oceano e poter tornare in superficie non è così facile».

«C’è grandezza in ognuno di noi, c’è solo da capire come farla uscire»

Il trionfo di Everything everywhere all at once porta con sé tanti altri trionfi e riscatti individuali. Primo fra tutti, il trionfo dei Daniels, come vengono chiamati i registi 35enni Daniel Kwan e Daniel Scheinert. Il loro film stravagante e folle è un atto di fiducia verso la creatività. «Vogliamo dedicare l’Oscar a tutte le mamme, grazie mamma per non aver distrutto la mia creatività quando facevo film film horror davvero inquietanti o commedie davvero perverse o mi travestivo da bambino, il che non rappresenta una minaccia per nessuno», ha idetto Scheinert ritirando l’Academy Award per le regia (con sottile stoccata politica contro una serie preoccupante di divieti a spettacoli di drag queen in varie parti degli States).
«Se il nostro film ha qualche genialità è grazie a tutti quelli che vi hanno partecipato», gli ha fatto eco Kwan. «Siamo il prodotto del nostro contesto. Io ricordo il mio background, da figlio di emigrati, mio padre che mi ha passato la passione per il cinema, mia madre che voleva essere cantante, ballerina e attrice e non ce l’ha fatta. Mi avete insegnato che la creatività è tutto quello che serve. C’è grandezza in ognuno di noi a prescindere da chi siamo, c’è solo da capire come farla uscire. Grazie alle persone che hanno fatto uscire la mia».

Photo by Mike Coppola/Getty Images
Il cast di “Everything everywhere all at once” con i sette Oscar. Da sinistra: Jamie Lee Curtis, James Hong, Michelle Yeoh, Jonathan Wang, Stephanie Hsu, Daniel Scheinert, Ke Huy Quan, Dan Kwan

E poi è stato il riscatto di Michelle Yeoh, meravigliosa attrice malese che a 60 anni ha ricevuto la prima nomination e il primo Oscar, avendo la meglio sulla Cate Blanchett imperante direttrice d’orchestra di Tár. «Per tutti i ragazzini e le ragazzine che mi guardano ora questo Oscar è un faro di speranza e possibilità, dimostra che i sogni sognano alla grande e che si avverano», ha detto. E poi, rivolta alle ladies: «Signore, non lasciate che qualcuno vi dica che avete passato una certa età».

Dalla platea di divi applauso accorato da parte di Jamie Lee Curtis, 64 anni, anche lei nella pioggia di premi a Everything everywhere all at once, in cui interpreta una sciatta e pericolosa agente del fisco. In una delle categorie più imprevedibili degli Academy Awards, ha vinto come migliore attrice non protagonista a discapito di Angela Bassett, solida regina madre di Black Panther: Wakanda Forever, e Kerry Condon, luminosa ne Gli spiriti dell’isola (The Banshees of Inisherin). Il suo grazie è andato «a tutte le persone che hanno sostenuto i film di genere che ho realizzato in tutti questi anni per migliaia e centinaia di migliaia di persone: abbiamo appena vinto un Oscar insieme». Anche se la carriera di Curtis abbraccia 45 anni, con il debutto nell’horror Halloween nel 1978, questa era la prima nomination all’Oscar, di conseguenza la prima statuetta.

«A tutti voi là fuori, per favore, mantenete vivi i vostri sogni»

Sulla scia del riscatto anche l’Oscar come migliore attore non protagonista, sempre per Everything everywhere all at once, a Ke Huy Quan, che dopo un’infanzia piena di cult, bambino della recitazione in Indiana Jones e il tempio maledetto e I Goonies, era uscito dai radar di Hollywood. Non ha trattenuto lacrime ed euforia: «Non riesco a credere che stia succedendo a me. Questo è il Sogno americano», ha esordito Quan, che ha trascorso un anno in un campo profughi dopo che la sua famiglia è fuggita dal Vietnam nel 1978. Ha fatto quindi un saluto speciale al suo co-protagonista dei Goonies Jeff Cohen, che ora è avvocato a Beverly Hills, e a sua moglie dicendo: «Mese dopo mese, anno dopo anno, per 20 anni mi ha detto che un giorno sarebbe venuto il mio momento». Concludendo: «I sogni sono qualcosa in cui credere, io ho quasi rinunciato ai miei. A tutti voi là fuori, per favore, mantenete vivi i vostri sogni. Grazie mille per avermi accolto di nuovo».

Michelle Yeoh
Photo by Jeff Kravitz/FilmMagic
Michelle Yeoh con l’Oscar come migliore attrice protagonista per “Everything Everywhere All at Once”

L’altro film uscito dalla nottata del Dolby Theatre con tanti premi, quattro, è Niente di nuovo sul fronte occidentale, il sorprendente lungometraggio di guerra tedesco targato Netflix che regala immagini di morte di struggente e disperata bellezza. È il miglior film internazionale: ha avuto la meglio su Close di Lukas Dhont, il contendente belga che avrebbe potuto meritare lo scippo della statuetta.

Uno dei momenti più esaltanti dello show dal ritmo blando e soporifero? L’esibizione di Lady Gaga. Senza orpelli, trucco leggero, t-shirt e jeans neri e sneakers, ha emozionato cantando Hold my hand dal film Top Gun: Maverick. Premettendo: «Tutti abbiamo bisogno di un eroe, magari ci si accorgerà che si può essere un eroe anche quando ci si sente spezzati dentro». Per lei in piedi ad applaudire tutta la platea stellata.
Standing ovation anche per Rihanna: sul palco allestito in stile Wakanda, dopo un omaggio a Chadwick Boseman, l’attore che interpretava l’eroe nero della Marvel morto prematuramente, ha cantato Lift me up da Black Panther: Wakanda Forever.
Entrambe le canzoni erano in lizza per l’Oscar, ma alla fine ha avuto la meglio la travolgente Naatu Naatu del film RRR.

Lady Gaga
Photo by Kevin Winter/Getty Images
Lady Gaga si esibisce sul palco degli Academy Awards, 12 marzo 2023

Lenny Kravitz al pianoforte ha accompagnato il momento “In Memoriam” dedicato alle personalità del mondo del cinema che ci hanno lasciato, aperto dalle parole di un appassionato John Travolta. Tra i primi compianti, infatti, c’è stata Olivia Newton-John, sua co-protagonista in Greese. E poi Irene Papas, Kirstie Alley, Ray Liotta, Angelo Badalamenti, Nichelle Nichols, Jean-Luc Godard, Angela Lansbury, la nostra Gina Lollobrigida, Raquel Welch, la giovanissima Charlbi Dean, morta a soli 32 anni e il successo appena scoppiato con Triangle of sadness.

L’Italia se ne esce a mani vuote. Non ce l’ha fatta Le pupille di Alice Rohrwacher, candidato al miglior cortometraggio, e neanche Aldo Signoretti, in lizza per l’Oscar tra i truccatori di Elvis.

Oscar 2023, tutti i vincitori

Miglior film
Everything everywhere all at once di Daniel Kwan e Daniel Scheinert

Miglior regia
Daniel Kwan e Daniel Scheinert per Everything everywhere all at once

Miglior attore protagonista
Brendan Fraser per The Whale

Migliore attrice protagonista
Michelle Yeoh per Everything everywhere all at once

Miglior attore non protagonista
Ke Huy Quan per Everything everywhere all at once

Migliore attrice non protagonista
Jamie Lee Curtis per Everything everywhere all at once

Miglior sceneggiatura originale  
Daniel Kwan e Daniel Schienert per Everything everywhere all at once

Migliore sceneggiatura non originale
Sarah Polley per Women Talking

Miglior film d’animazione
Pinocchio di Guillermo del Toro

Miglior film internazionale
Niente di nuovo sul fronte occidentale di Edward Berger (Germania)

Miglior fotografia
James Friend per Niente di nuovo sul fronte occidentale

Migliore scenografia
Niente di nuovo sul fronte occidentale – Production Design: Christian M. Goldbeck; Set Decoration: Ernestine Hipper

Migliori costumi
Ruth Carter per Black Panther: Wakanda Forever

Miglior montaggio
Paul Rogers per Everything everywhere all at once

Miglior sonoro 
Mark Weingarten, James H. Mather, Al Nelson, Chris Burdon and Mark Taylor per Top Gun: Maverick

Miglior effetti visivi
Joe Letteri, Richard Baneham, Eric Saindon e Daniel Barrett per Avatar – La via dell’acqua

Miglior trucco e acconciature  
Adrien Morot, Judy Chin e Anne Marie Bradley per The Whale

Migliore colonna sonora
Volker Bertelmann per Niente di nuovo sul fronte occidentale

Migliore canzone originale  
Naatu Naatu da RRR: musica M. M. Keeravani; testo Chandrabose

Miglior documentario
Navalny di Daniel Roher

Miglior cortometraggio 
An Irish goodbye di Ross White e Tom Berkeley

Miglior cortometraggio documentario
Raghu, il piccolo elefante di Kartiki Gonsalves

Miglior cortometraggio d’animazione
Il bambino, la talpa, la volpe e il cavallo di Charlie Mackesy e Matthew Freud