Perché siamo tutti Rafael Nadal
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Perché siamo tutti Rafael Nadal

di Simona Santoni

Pur con il dolore al piede che lo tormenta, il tennista spagnolo è in campo a Wimbledon. Stoico, modello di carica agonistica e forza di volontà. Che il sogno Grande Slam non sia impossibile? L’epica lo aspetta

Rafael Nadal o Roger Federer? Roger Federer o Rafael Nadal? Per anni gli appassionati di tennis hanno “bisticciato” designando l’uno o l’altro come il tennista più forte di sempre: il maiorchino dai colpi aggressivi e il gioco da fondocampo, grande difensore con recuperi al limite dell’immaginabile, lo svizzero dall’eleganza innata e dal gioco offensivo, che fa sembrare tutto facile, con un vecchio stile perfettamente efficace.

Ma oggi non c’è competizione: siamo tutti con Rafael Nadal. E non perché King Roger, vicino ai 41 anni (li compirà l’8 agosto), abbia parlato di prossimo ritiro: ha anzi messo nel mirino la Laver Cup di settembre. Ma perché Rafael Nadal, con una malattia degenerativa al piede sinistro che gli dà un dolore cronico martellante, continua a giocare. E a vincere. E dopo la conquista del Roland Garros, una volta di più, scende in campo a Wimbledon, stoico, inarrestabile. Simbolo di una resilienza di cui in un ventennio ha fatto il suo modo di essere.
E se riuscisse addirittura nell’impresa più unica che rara di centrare il Grande Slam, mai più ripetuta dal 1969 di Rod Laver? Sarebbe epica. L’erba londinese non è mai stata troppo amica dello spagnolo, ma Rafael ci sta insegnando che con applicazione e forza di volontà niente è impossibile. 

Rafael Nadal
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Rafael Nadal con il trofeo per la vittoria del Roland Garros contro Mariano Puerta, 5 giugno 2005

Rafael Nadal oltre il dolore da 17 anni

«Ha subito un intervento nella seconda metà della scorsa stagione. È tornato nel Tour e ha vinto i primi due Slam dell’anno. Ha conquistato di nuovo il Roland Garros, il torneo dove storicamente ha vinto più titoli. Non resta che togliersi il cappello per quello che ha realizzato, per quello che continua a fare su un campo da tennis»: l’omaggio a Rafael Nadal è di Novak Djokovic, l’avversario numero uno ora che Federer è fuori per problemi a un ginocchio, il terzo incomodo tra i due re della racchetta. «Ha un grande spirito combattivo. Sta cercando di creare un’eredità ancora più vincente; anche se sono uno dei suoi più grandi rivali e abbiamo giocato partite incredibili nel corso della nostra carriera non posso che provare rispetto per lui e per quello che ha ottenuto».
A Wimbledon, in corso dal 27 giugno all’11 luglio, il tennista serbo è proprio l’uomo da battere, campione in carica dopo la finale vinta nel 2021 contro il nostro Matteo Berrettini.

«Non sono infortunato, sono un tennista che convive eternamente con un infortunio»

Rafael Nadal, 36 anni e ai vertici del tennis mondiale da quando era diciannovenne, quando nel 2005 conquistò il suo primo Roland Garros, soffre di una patologia rara, la sindrome di Müller-Weiss. È una malattia degenerativa, al momento ancora senza terapie risolutive, che colpisce lo scafoide tarsale, un osso situato all’incirca al centro del piede, causando dolori lancinanti. Tant’è che il dieci volte campione degli Internazionali di Roma, recordman della storia, a maggio è uscito dal torneo capitolino più che per mano di Shapovalov per l’infortunio al piede. Anzi, Nadal ha specificato: «Non sono infortunato, sono un tennista che convive eternamente con un infortunio».

Rafael Nadal, Roger Federer e Bjorn Borg
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Rafael Nadal, Roger Federer e Björn Borg del Team Europa scherzano i vista della Laver Cup, 20 settembre 2017

Ci convive ormai da tempo immemore, addirittura dal 2005 quando fu costretto a saltare il Masters di Shanghai.
Il 5 giugno Nadal ha conquistato il quattordicesimo Roland Garros della sua stratosferica carriera, primatista assoluto sulla terra rossa francese e tennista più vincente di sempre nei tornei del Grande Slam (ben 22 titoli). Ma per riuscire a giocare ha dovuto imbottirsi di infiltrazioni endovena di antidolorifici che gli anestetizzavano piede e dolore. L’ex numero uno al mondo a Parigi aveva rivelato: «Il piede a Roma non era gestibile. Qui mi ha seguito il dottore per due settimane, ho giocato con delle infiltrazioni, un’iniezione sul nervo che addormentava il piede».

Solo due giorni dopo la vittoria, il mancino di Manacor è stato immortalato addirittura in stampelle prima di sottoporsi a un trattamento con radiofrequenza pulsata, con la speranza di evitare nuove soverchianti infiltrazioni e di non dover avere continuamente il piede completamente senza sensibilità. 

Nadal, che ha annunciato anche che sarà presto padre («vorremmo vivere questa situazione in maniera tranquilla e privata»), non ha per niente intenzione di mollare. Sbarcato a Londra ha saggiato i campi e assecondato le frementi attese sul suo stato di salute: «Ovviamente se sono qui è perché le cose stanno andando meglio. Sennò non sarei qui. Sono abbastanza felice per come si è evoluta la situazione. Chiaramente non posso essere super felice perché non so cosa potrà succedere». E ancora: «Prima di tutto, posso camminare normalmente per la maggior parte dei giorni, quasi ogni singolo giorno. Questo per me era il problema principale. Quando mi sveglio, non ho più quel dolore che ho avuto nell’ultimo anno e mezzo, quindi sono abbastanza soddisfatto».

Resilienza Nadal. E se coronasse il Grande Slam?

L’erba non è la superficie preferita da Rafael Nadal anche se, pronto ad adattare il suo stile a ogni condizione fisica e ambientale per la vittoria, ha dimostrato di poter essere competitivo anche contro gli specialisti del manto erboso. Stupefacente per la sua carica agonistica, nel 2008 vinse il suo primo Wimbledon di tecnica, grinta e forza mentale proprio contro sua maestà Federer, che fino alla finale non aveva lasciato un set agli avversari. Due interruzioni per pioggia, cinque set, 4 ore e 48 minuti di gioco, con l’ultimo punto segnato alle 21:15. Fu una delle partite più belle di sempre.

Rafael Nadal
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Rafael Nadal esulta per la vittoria su Roger Federer a Wimbledon, 6 luglio 2008

Il secondo Wimbledon Rafa lo espugnò nel 2010, per lui l’anno migliore di sempre, a un passo dal Grande Slam: trionfò anche al Roland Garros (il suo quinto) e all’US Open, per la prima volta.

«Rafa è fonte di ispirazione. E ha ancora tanto da dare»

In quello che oggi sembra uno degli anni più difficili, con le fitte al piede come incognita perenne, Nadal saprà rendere ancora più leggendario il suo posto nella storia dello sport e del tennis? Serena Williams, anche lei di ritorno a Wimbledon dopo un lungo stop, fa il tifo per lui: «Ha fatto tanto nel 2022. Sono sempre stata fan di Rafa: ho chiamato il mio cane come lui. Rafa è fonte di ispirazione. E ha ancora tanto da dare».

Dopo aver vinto gli Australian Open a gennaio, diventando il secondo giocatore in era Open ad aver vinto – insieme a Djokovic – almeno due volte tutti i tornei dello Slam, e aver conquistato il suo ennesimo Roland Garros, il Re Sole del tennis può davvero centrare un incredibile storico e stoico Grande Slam? Wimbledon sarà la prima risposta, in attesa dell’Us Open di fine agosto.
Oltre il dolore, oltre il mito, per essere ancor più leggenda. Siamo tutti con lui. Oggi siamo tutti Rafael Nadal.