Wimbledon 2023: chi sarà il nuovo Re del campo centrale?
Courtesy of Justin Setterfield/Getty Images)

Wimbledon 2023: chi sarà il nuovo Re del campo centrale?

di Andrea Giordano

Wimbledon, lo storico torneo del Grande Slam, riapre i battenti (dal 3 al 16 luglio 2023). Andiamo a scoprire chi potrebbero essere i protagonisti

Wimbledon, il torneo più antico del circuito del tennis (fondato nel 1877), il più prestigioso, il più ambito, sta per riaprire le porte (dal 3 al 16 luglio) dei suoi campi in erba, e a raccontarci di nuove imprese, di nuovi, o ‘ vecchi’ protagonisti. Si respira da sempre aria di leggenda all’All England Lawn Tennis and Croquet Club, questo fin dall’apertura dei cancelli, tra i cimeli del museo, nell’adrenalina elegante che si manifesta ad ogni inizio partita, nelle tribune, sul campo centrale, assistendo alle partite dalla Henman Hill. Il terzo Grande Slam ritorna dunque, con la riammissione (l’anno scorso contestata) ai giocatori russi e bielorussi, sia nel tabellone maschile che nel femminile.

Il favorito rimane però sempre lui, Novak Djokovic: il serbo delle meraviglie, il numero del mondo, che a Wimbledon vanta 7 vittorie, è campione in carica, e insegue il mito di Roger Federer, fermo, come dire a 8 trionfi londinesi, ritiratosi ufficialmente lo scorso settembre. Orfani dunque del re svizzero, e di Rafael Nadal, bloccato (chissà per quanto) a causa di un lungo problema muscolare, Nole prova a fare ulteriormente strada e storia. Missione: infrangere altri record, aumentando il bottino di 23 Slam vinti (salirebbe a 24), tenendo vivo il sogno del Grande Slam (quest’anno ha già vinto Australian Open e Roland Garros), provando a diventare tra un mese il più vincente a livello generale in singolare, affiancando, per il momento, la tennista australiana Margaret Court

I ”nemici” del Djoker

In un torneo, dove ognuno parte da zero, e deve affrontare sette partite se alla finevuole vincere, tutto può succedere. In primis perché non sempre essere testa di serie può risultare uno svantaggio, lo dicono gli albi d’oro del torneo, il caso più clamoroso fu la vittoria di Goran Ivanisevic (attuale allenatore di Djokovic) che nel 2001 vinse da wild card. Altri tempi, seppur le statistiche non diano sempre ragione alle condizioni reali degli atleti.

Dopo aver portato a casa pochi giorni fa il torneo del Queen’s, l’altro vero candidato a conquistare Wimbledon è Carlos Alcaraz, il ventenne spagnolo che non conosce paura (11 tornei già vinti), e che coi suoi colpi sta rinnovando questo sport, infrangendo ulteriori limiti, e che arriva a questo appuntamento da n. 1 del mondo. Un predestinato, ma già protagonista assoluto, capace di un gioco muscolare, vario, strategico, moderno. Per lui sarebbe il secondo alloro importante a livello di Slam, dopo gli US Open nel 2022, l’ennesima conferma di un talento destinato a dominare da qui ai prossimi sport i palcoscenici internazionali, dando il via ad una sfida nella sfida, essere (forse) il più grande. Poco dietro c’è un altro fenomeno NextGen del tennis, classe 2003, Holger Rune. Il danese dal ‘cuore di ghiaccio’,  istrionico e ‘folle’ (a volte) quanto basta, ma dotato di altrettanti traccianti fulminanti, intelligenza e versatilità tattica. Insomma un secondo predestinato, che però deve ancora raccogliere i frutti. Il terzo incomodo arriva anche lui dalla Scandinavia, ed è forse il giocatore più regolare degli ultimi anni, Casper Ruud. Il norvegese, 24 anni, vanta già tre finali Slam (tutte perse), di cui due consegutive al Roland Garros (2022 e 2023) e una a New York (2022), per non parlare di quella (persa contro Djokovic) alle ATP Finals di Torino l’anno scorso. Dieci titoli vinti, con l’ambizione, ora, di fare però quel passo in più, alzando le coppe che contano. Sarà la volta giusta?

L’armata americana e russa

Stati Uniti contro Russia. Un match eterno, che si è giocato sui campi da tennis, quanto in politica, nell’attualità. Per risalire all’ultimo tennista a stelle e strisce vincitore sul campo centrale di Wimbledon bisogna risalire ad una leggenda come Pete Sampras (era il 2000) che complessivamente ha trionfato ben 7 volte, o poco prima ad Andrè Agassi nel 1992. Da lì più nulla, se non per le tre finali perse tutto contro Roger Federer di Andy Roddick (2004, 2005 e 2009). Adesso, però, il tennis americano è tornato alla grandissima con due alfieri d’eccellenza. Il primo è Taylor Fritz da San Diego, 1,96 d’altezza, gran servizio e potente da fondo campo, il secondo è Frances Tiafoe, da poco entrato nei primi dieci nel mondo. Entrambi venticinquenni, cercano la rinascita definitiva di un movimento.

Per la Russia, invece (bandita come detto l’anno scorso a causa della Guerra in Ucraina), non c’è mai stato un successo, e neanche una finale. A sfatare il tabù ci proveranno ancora una volta la regolarità di Andrej Rublëv, 25 anni, attualmente 7 del mondo, e soprattutto la costanza e forza di Daniil Medvedev, 27 anni, numero 3 del ranking, giocatore da 20 tornei vinti, tra cui l’US Open del 2021. 

Le schegge ”impazzite”

Ci sono dei ‘non favoriti’ che però potrebbero rendere la vita impossibile a tutti gli altri che sulla carta, al contrario, lo sono. Chiamiamole schegge’ impazzite, perché possono vincere partite straordinarie, o perdere clamorosamente anche al primo turno. Quello più accreditato a fare comunque strada nel tabellone è (o dovrebbe essere) il greco  Stefanos Tsitsipas, l’eterno (in)compiuto nei tornei Slam (finora), con due finali perse (in Australia e Parigi) e il desiderio di sancire una prima volta assoluta per il suo paese. Gli altri due sono due giocatori straordinari, che non avrebbero bisogno di presentazioni, ma che dopo un periodo buio stanno ritrovando smalto, voglia e gioco. Parliamo di Andy Murray, lo scozzese dalle mille vite sportive: due Wimbledon già vinti, nel 2013 e 2016, a cui aggiungere l’anno d’oro (2012) battendo Federer, sul medesimo campo, nelle Olimpiadi di Londra. Un lottatore (ancora) pericolossimo, anche a 36 anni, e che quando vede l’era del campo centrale si esalta e regala magie. Ultimo, ma non per importanza, è il bulgaro Grigor Dimitrov, un altro veterano del circuito che sui campi londinesi vanta una semifinale nel 2014, ma che recentemente ha mostrano di essere tornato a splendere e tirare come sa. 

A questi tre si aggiungono poi il mancino inglese Cameron Norrie, cliente assai scomodo sui prati, fresco peraltro della semifinale ottenuta proprio a Wimbledon nel 2022, ed il canadese Felix Auger-Aliassime, uno dei giocatori maggiormente completi del circuito, quando azzecca la giornata perfetta, e che nessuno vorrebbe mai affrontare.

Italiani alla riscossa

L’Italia c’è, ma non è quella (in forma) che ci si aspetterebbe. Jannik Sinner e Matteo Berrettini, l’unico italiano nella storia a conquistare, poi persa, una finale a Wimbledon (correva il 2021, l’avversario vincitore fu Djokovic), sono reduci da alcuni infortuni e problemi fisici, al punto da essersi ritirati, (il primo) dal recente torneo di Halle, mentre il secondo è addirittura sceso in classifica, dopo aver rinunciato ai tornei (vinti nel 2022) di Stoccarda e del Queen’s. Su di loro ci sarà sempre grande pressione. Sinner sarà testa di serie e cercare di spingersi oltre ai quarti di finale raggiunti nel 2022, Berrettini no, dunque per lui ci potrebbe essere un tabellone più complesso. La terza forza della squadra azzurra è probabilmente quella più continua, almeno nelle ultime uscite. Parliamo di Lorenzo Musetti, che si è issato con merito fino alla posizione numero 15 e anche lui (insieme a Sinner) sarà testa di serie. Non dimentichiamo infine Lorenzo Sonego, il torinese dal cuore ‘oltre l’ostacolo’, capace di imprese impossibili.

Il torneo di Wimbledon è pronto a risplendere: chi sarà allora il nuovo Re del campo centrale?