Whisky, whiskey, bourbon: saperlo riconoscere e come gustarlo al meglio
Il principe dei distillati è un territorio enorme da esplorare. Iniziamo con l’ABC: cos’è, come si riconosce la qualità, quali brand seguire e quali cocktail assaggiare
Quello del whisky (o whiskey: ci torneremo) è un mondo affascinante ed enorme, che vale la pena di esplorare tenendo sotto mano una guida essenziale, utile a orientarsi. Del resto, come scrive il romanziere Haruki Murakami, ‘un bicchiere di whisky bisogna prima guardarlo, e quando ci si stanca di guardarlo incominciare a bere. Come con una bella ragazza’. Dunque, prima di gustare e mentre si osserva, ecco qualche concetto da tenere a mente.
Whisky: cos’è e come si produce
Si può scrivere whisky oppure, come spesso accade negli Stati Uniti e in Irlanda, whiskey (con la e).
Ma si tratta della stessa cosa: un distillato ottenuto dalla fermentazione di cereali, dalla successiva distillazione e da un periodo di invecchiamento all’interno di botti.
In estrema sintesi, la grande varietà dei whisky presenti sul mercato dipende dal tipo di legno nel quale avviene l’affinamento e dalla miscela dei cereali, con preminenza ad esempio di orzo o segale o mais.
Definizioni: single malt, blended e bourbon
Ulteriore distinzione importante è fra i single malt e i blended: nel primo caso parliamo di distillati prodotti esclusivamente con malto d’orzo, nel secondo di miscele fra single malt e grain whisky provenienti da distillerie diverse (il blanded malt scotch whisky è invece un blended di soli distillati d’orzo).
Ultimo dettaglio: il termine ‘bourbon’ può essere utilizzato esclusivamente per prodotti realizzati negli Stati Uniti e seguendo un preciso disciplinare (bourbon whiskey).
Whisky: come riconoscere e gustarne uno buono
Una prima indicazione utile è che la bontà di un whisky non è direttamente proporzionale al numero di anni di affinamento in botte. Nemmeno quando parliamo di prodotti della medesima distilleria.
Se desideriamo una garanzia di eccellenza a scatola chiusa, meglio orientarsi sulle edizioni speciali o sulle riserve.
Ciò detto, un buon whisky è caratterizzato da un’evoluzione, al naso e in bocca, che avviene in modo elegante ed equilibrato, anche nel caso di quelli con la personalità più gagliarda.
L’alcol non deve mai essere prevalente.
Whisky: i marchi da tenere d’occhio
Salvo rare eccezioni, la secolare tradizione scozzese consente di andare quasi a occhi chiusi, tanto si cade sempre in piedi.
Sia che si scelgano produttori celeberrimi – per esempio Macallan o Lagavulin – oppure nomi meno noti al grande pubblico come Tamdhu, Clynelish o Tullibardine, solo per citarne alcuni.
Anche la fama dei giapponesi è più che meritata, con Nikka, Yamazaki e Hibiki a rappresentare più che degnamente il paese del Sol Levante.
Nel mondo dei whiskey irlandesi un buon punto di partenza sono Jameson e Teeling, mentre in quello dei bourbon Four Roses e Knob Creek.
Whisky: 4 cocktail essenziali
- L’Old Fashioned, senza dubbio uno fra quelli più richiesti al mondo
- Il Whiskey Sour
- Il Boulevardier, un Negroni fatto con il whisky al posto del gin
- Il Mint Julep, il cocktail prediletto da William Faulkner: imprescindibile per gli amanti della letteratura