Tra le colline del Prosecco, dove nascono le bollicine più famose del mondo

Tra le colline del Prosecco, dove nascono le bollicine più famose del mondo

di Carolina Saporiti

Dallo scorso anno è patrimonio Unesco, eppure la zona delle Colline del Prosecco rimane ancora poco battuta dai turisti. Un motivo in più per visitarla con calma, assaporando il tempo (e un calice di Prosecco, ovviamente) tra ville, vigneti e borghi antichi.

“Per noi non è un vino, è un membro della famiglia”. In questa frase è racchiusa l’anima delle colline del Prosecco, dell’omonimo vino e delle persone che le abitano. Un territorio che per secoli è stato “il giardino di Venezia” e che ancora oggi tiene memoria di questo periodo di splendore nelle numerose ville venete presenti. Dei comuni che fanno parte della denominazione i più famosi sono Valdobbiadene, Conegliano, Asolo e poi il gioiello, Cartizze, una collina di soli 160 ettari di vigneti, che nelle sere d’estate si gode il tramonto fino all’ultimo raggio.

La viticoltura in questa area d’Italia è fortemente legata alla sua storia: generazioni di contadini e vignaioli si sono presi cura dei filari, dedicando tutto il loro amore verso un territorio che ha dato tanto e che loro si sono sempre sentiti – e ancora oggi è così – di dover restituire. Vedere le colline del Prosecco la prima volta è una sorpresa che difficilmente si scorda e la stessa meraviglia si legge anche negli occhi di chi qui vive da quando è nato. I vigneti raccontano le storie delle famiglie del posto, le loro vite, le loro relazioni. L’area trevigiana del Prosecco è un universo fatto di vigneti che si snodano borgo dopo borgo, curva dopo curva. La vite è il centro di tutto e tutti se ne prendono cura e cercano di tutelarla: sono questa tenacia e questo amore ad aver dato vita al vino più bevuto al mondo, che si ottiene dall’uva Glera.

Ma com’è possibile che alla fama del vino Prosecco, non corrisponda altrettanta fama dell’omonimo territorio? Con la nomina dello scorso anno della zona delle Colline del Prosecco a patrimonio dell’Unesco (unica zona vitivinicola insieme alle Langhe a godere di questo titolo), le persone si erano preparate ad accogliere un’ondata di visitatori italiani e stranieri, ma tutto è rimandato almeno di un anno. Visionario è stato Giancarlo Moretti Polegato, patron di Villa Sandi, che già anni fa aveva aperto la Locanda Sandi a Valdobbiadene, recuperando una casa colonica e cercando di mantenerne l’atmosfera. La Locanda possiede 6 camere, arredate con lo stile della campagna veneta di inizio Novecento. Al piano terra il ristorante offre la cucina tipica trevigiana, con qualche incursione in cucine di altri territori. Tutto accompagnato dai vini di Villa Sandi, che fa parte anche dell’associazione Iswa, Italian Signature Wines, che riunisce le aziende storiche dell’eccellenza del vino italiano.

Quello che si impara, passando qualche tempo qui, è che c’è sempre un buon motivo per stappare una bottiglia di Prosecco, un vino leggero, fresco, che sa di primavera. E bevuto dove nasce, terra dolce, ricca e vissuta da persone genuinamente ospitali, sembra ancora più buono. “Questo territorio ci ha dato tanto ed è nostra intenzione tutelarlo – dice Giancarlo Moretti Polegato -. Crediamo nel turismo: deve essere un piacere portare le persone nelle nostre vigne, le dobbiamo tenere curate anche per loro”. E non sono solo parole: tutti i vigneti di Villa Sandi sono certificate Biodiversity Friend e visitabili. In una hanno addirittura creato una “palestra” a cielo aperto, a disposizione di tutti i cittadini e molto usata infatti nei mesi del lockdown.

Oggi sempre più viticoltori (certi davvero eroici) stanno facendo scelte in questa direzione, dando vita a una viticoltura moderna, biologica e rispettosa della biodiversità e dell’ambiente, che rispetti la fragilità e la bellezza del territorio, mettendola a disposizione di tutti. Ed è una fortuna perché il paesaggio di queste colline morbide e poi sempre più scoscese, rivestite di filari verde brillante, è unico, specialmente in questi mesi.

L’itinerario che non può trascurare Conegliano, città della prima scuola di enologia in Italia, e Valdobbiadene, non è perfetto solo per gli amanti del vino, tantissime sono infatti le tappe culturali che si possono fare tra un brindisi e l’altro. I lavori del Cima – artista di scuola veneta del ‘400 – e la bellissima Sala dei Battuti, a Conegliano, con affreschi di scuola fiammingo-veneta; e poi i castelli e i borghi, come quello medievale di Asolo o San Pietro di Feletto con la Pieve del XII secolo o Follina con la sua abbazia cistercense. Diverso da tutto è la Fondazione Jonathan Collection, un museo aeronautico di vecchi aeroplani o riproduzioni in scala, tutti in grado di volare, che si trova accanto alla tenuta di Villa Sandi a Nervesa della Battaglia, luogo dove si respira storia e dal potente effetto calmante. Il museo è stato ideato, fondato e sviluppato da Giancarlo Zanardo che, insieme a qualche amico appassionato come lui di aerei d’epoca, recupera pezzi, assembla modelli, li collauda e poi alla fine… vola, facendo diventare realtà un sogno. Perché tra le colline del Prosecco è proprio così: i sogni sembrano avere una possibilità in più di avverarsi.