Le case museo italiane da visitare quest’anno

Le case museo italiane da visitare quest’anno

di Carolina Saporiti

Piccole, non sempre note, ma custodi di tesori grandi… Sono le case museo in giro per l’Italia da scoprire una alla volta prendendosi tutto il tempo necessario

In Italia sono tante le case museo aperte al pubblico, alcune sono anche sedi di omonime fondazioni artistico-culturali, ma tutte sono accomunate da un amore per chi queste abitazioni le ha vissute per l’arte, diventando collezionisti con amore e passione. C’è chi, come Paolo Zani, imprenditore bresciano, ha dedicato la sua vita alla raccolta di opere di arte barocca e rococò, di vedutisti veneziani e oggetti orientali e chi come i coniugi milanesi Boschi Di Stefano ha creato una straordinaria collezione con un focus particolare sull’arte di inizio Novecento. Poi ci sono altre case più piccole e meno note che sono straordinaria testimonianza di com’era la vita all’epoca nella loro città.

Qui trovate 8 case museo da visitare.

Foto FAI
Villa Necchi Campiglio

Villa Necchi Campiglio, Milano

Una villa di design anni Trenta in pieno centro a Milano e circondata da un silenzioso giardino che custodisce capolavori d’arte, e dove si respira l’atmosfera colta e vivace della città tra le due guerre. La villa è stata donata al FAI dalle sorelle Gigina Necchi Campiglio e Nedda Necchi, nel 2001.  La Villa Necchi Campiglio venne progettata nei primi anni Trenta dall’architetto Piero Portaluppi su incarico delle sorelle e di Angelo Campiglio, marito di Gigina, esponenti di una borghesia industriale lombarda colta e al passo con i tempi. Oltre alla villa, il giardino ospitava la casa del custode con la portineria, la serra, il garage, il campo da tennis e la piscina (la prime di proprietà privata a Milano). Il piano rialzato fungeva da zona di rappresentanza, mentre il primo piano era riservato alle camere private della famiglia. Alcuni dettagli e innovazioni, per lusso e modernità, fecero della Villa una delle residenze simbolo dell’epoca.

Tre importanti donazioni arricchiscono oggi la visita: la collezione di opere d’arte del primo Novecento di Claudia Gian Ferrari, la raccolta di dipinti e arti decorative del XVIII secolo di Alighiero ed Emilietta de’ Micheli e dal 2017 la collezione Guido Sforni (1935-1975) composta da 21 disegni su carta di artisti del XX secolo. La Villa oggi è aperta a tutti, rispettando così il volere delle sorelle Necchi.

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Foto Comune di Cesena
Casa Museo Renato Serra

Casa Museo Renato Serra, Cesena

La Casa Museo Renato Serra si trova al primo piano della casa natale dell’intellettuale cesenate, critico letterario e direttore della Biblioteca Malatestiana ed è la sede della Fondazione Renato Serra, un ente culturale senza scopo di lucro nato nel 2005. Il museo  ospita, oltre ai cimeli serriani e agli arredi originali dell’epoca, alcune opere di artisti cesenati, romagnoli e italiani tra i più significativi dell’Ottocento e del Novecento: Anselmo Gianfanti, Vittorio Matteo Corcos, Paolo Grilli, Fortunato Teodorani, Gino Barbieri, Augusto Casalboni, Caterina Baratelli, Giannetto Malmerendi, Leonardo Castellani. 

La Casa Museo è un luogo della memoria e dell’immaginazione e rappresenta nelle sue sfumature il volto moderno della città di Cesena. Partì volontario nella Prima guerra mondiale e cadde al fronte sul Podgora (Gorizia). La galleria conserva dipinti, fotografie, disegni, incisioni e gessi che offrono al visitatore un percorso non solo sulla vita di Renato Serra, ma anche sulla vita artistica e culturale della sua città. Gli ambienti e gli arredi sono stati ricostruiti secondo il gusto borghese del tempo. Tra i ricordi e i cimeli di Serra ci sono foto d’epoca, pubblicazioni originali, lettere, cartoline ad amici e parenti e la divisa militare da Ufficiale.

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Fondazione Paolo e Carolina Zani

Casa Museo Fondazione Paolo e Carolina Zani, Cellatica (Brescia)

Ancora poco conosciuta, ma straordinaria, è la Casa Museo della Fondazione Paolo e Carolina Zani di Cellatica, in Franciacorta che custodisce più di 1.250 opere d’arte appartenenti all’imprenditore e collezionista Paolo Zani. La fondazione è intitolata a lui e alla figlia morta a 27 anni: il padre ha infatti dedicato gli ultimi mesi della sua vita all’organizzazione e alla nascita di questo tesoro straordinario.

All’ingresso, accolgono i visitatori due quadri straordinari di Canaletto e alcuni di altri vedutisti veneziani, ma la casa è tutto un susseguirsi di opere, principalmente di arte barocca e rococò, ma non solo. Ci sono anche alcuni pezzi che vengono dall’Oriente e dei bellissimi coralli trapanesi. In occasione di Bergamo Brescia 2023 la Fondazione ha dato vita al progetto Il colore delle pietre, partendo dall’opera più incredibile conservata nella Casa Museo: il piano di tavolo ottagonale realizzato dall’Opificio delle Pietre Dure di Firenze. Il progetto include una mostra, Il tavolo delle meraviglie, in cui per la prima volta vengono presentati i risultati degli studi scientifici e la catalogazione delle quindici opere a intarsio di pietre dure presenti nella Casa Museo Zani. L’Ottagono del Granduca Cosimo III de’ Medici è esposto insieme ad altri quindici commessi in pietre dure di manifattura romana e fiorentina, databili tra il XVI e il XVIII secolo.

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Foto FAI
Casa Carbone

Casa Carbone, Lavagna (Genova)

Abitata fino alla fine del secolo scorso, Casa Carbone è un fedele documento della dimensione prettamente domestica del vivere borghese tra Otto e Novecento, dove una sobria e colta eleganza non oltrepassa mai la misura di una moderata discrezione. La visita si snoda attorno al Salone centrale, unica vera sala di rappresentanza della casa e fulcro della breve sequenza di camere e stanze di piccole proporzioni, confortevoli, accoglienti e gradevolmente arredate con mobili e suppellettili che rispecchiano il gusto per la rivisitazione degli stili del passato in voga in epoca eclettica. Un ciclo di tempere di fine XIX secolo orna i soffitti con figure e temi celebrativi tipicamente liguri; anche i coevi pavimenti rispecchiano la tradizione ornamentale rivierasca, con vivaci mosaici e motivi geometrici e floreali.

La Casa è stata lasciata in eredità al FAI da Emanuele e Siria Carbone, nel 1987. Tempere, mosaici e dipinti (per lo più di area genovese tra XVI e XVIII secolo) compongono un’importante cornice per il ricco e abbondante arredo che pur essendo eterogeneo e stratificato risulta armonioso, specchio del gusto e della personalità dei padroni di casa. Al piano terra, gli ambienti dedicati all’accoglienza dei visitatori, sono arredati con mobili e oggetti d’arte, in linea con la storia della casa-museo, che molti donatori hanno affidato alla Fondazione attraverso eredità, lasciti e donazioni.

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Case Museo Marche
Quadreria Cesarini – Casa Museo

Quadreria Cesarini – Casa Museo, Fossombrone (Pesaro e Urbino)

L’interesse del notaio Giuseppe Cesarini per l’arte nasce grazie all’amicizia del concittadino pittore Anselmo Bucci. Da lui Cesarini aveva acquistato una incisione a colori negli anni Venti del Novecento e negli anni il notaio giunge ad avere in casa una settantina di dipinti di Bucci e più di 600 di sue incisioni. La prima parte della quadreria con la sala grande dedicata proprio all’amico artista è stata inaugurata il 19 settembre 1951 mentre la seconda parte è stata aperta qualche tempo più tardi quando Anselmo Bucci era già scomparso.

La passione del notaio per la pittura figurativa del Novecento lo porta negli anni ad ampliare la quadreria anche con opere di altri artisti come Giorgio Morandi, Achille Funi, Marino Marini, Francesco Messina, Gino Severini e alcuni esponenti della pittura e della grafica marchigiana del Novecento. Il notaio, oltre ad avere molte opere presenti nelle stanze arredate della casa, intendeva dare alla collezione uno spazio autonomo e per questo aveva adibito il secondo piano del palazzo a vera e propria quadreria con le opere acquistate nel tempo e ordinate secondo il proprio gusto. Nel 1977, anno della sua morte, il testamento concedeva tutti i beni mobili e immobili al Comune di Fossombrone.

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Foto Case Museo
Casa Museo Boschi Di Stefano

Casa Museo Boschi Di Stefano, Milano

Dal 5 febbraio 2003 in via Giorgio Jan al civico 15 è aperta al pubblico la Casa-Museo Boschi Di Stefano, che espone – nei locali abitati in vita dai coniugi Antonio Boschi e Marieda Di Stefano – una selezione di circa trecento delle oltre duemila opere della loro collezione, donata al Comune di Milano nel 1974. La vita coniugale inizia nel 1927, dopo un anno dal loro incontro durante una vacanza in Val Sesia. Lui, classe 1896, è un giovane ingegnere di origine novarese, appena assunto alla Pirelli, ove svolgerà una brillante carriera, testimoniata da numerosi e importanti brevetti come, uno su tutti, il GIUBO (Giunto Boschi). 

La collezione rappresenta una straordinaria testimonianza della storia dell’arte italiana del XX secolo – comprendente pitture, sculture e disegni – dal primo decennio del Novecento alla fine degli anni Sessanta. All’ingresso si trovano i ritratti dedicati ai coniugi Boschi e le ceramiche di Marieda, successivamente si attraversa un corridoio con tele di Severini e di Boccioni si raggiunge la “sala del Novecento italiano” con opere di Funi, Marussig, Tozzi, Carrà e Casorati. Fra le volontà testamentarie di Antonio Boschi si prevedeva che l’appartamento di via Jan 15, dove lui e Marieda avevano a lungo vissuto, fosse aperto al pubblico come casa-museo, ospitando una selezione delle opere da loro raccolte. 

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Foto Case Museo
Museo Bagatti Valsecchi

Museo Bagatti Valsecchi, Milano

Il Museo Bagatti Valsecchi è una casa museo frutto di una straordinaria vicenda collezionista di fine Ottocento, che ha come protagonisti due fratelli: i baroni Fausto e Giuseppe Bagatti Valsecchi. A partire dagli anni Ottanta del XIX secolo, i due fratelli si dedicarono alla ristrutturazione della dimora di famiglia nel cuore di Milano: un palazzo tra via Gesù e via Santo Spirito, oggi al centro del quadrilatero della moda. Parallelamente, i due fratelli iniziarono a collezionare dipinti e manufatti d’arte applicata quattro-cinquecenteschi con l’intento di allestirli nella loro casa così da creare una dimora ispirata alle abitazioni del Cinquecento lombardo. 

Un progetto incredibilmente attuale, anche per il desiderio dei fratelli di concentrare nella loro dimora tutto ciò che di avveniristico nel mondo dell’epoca potesse esserci –riscaldamento, acqua corrente e luce elettrica – e farlo incontrare con il massimo della raffinatezza. Dopo la morte di Fausto e di Giuseppe, casa Bagatti Valsecchi continuò a essere abitata dagli eredi sino al 1974, anno in cui venne costituita la Fondazione Bagatti Valsecchi, alla quale venne donato il patrimonio delle opere d’arte raccolto dai due fratelli. Vent’anni dopo, nel 1994, apriva al pubblico il Museo Bagatti Valsecchi, una delle case museo meglio conservate d’Europa e una delle prime grandi espressioni del design milanese. 

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