Gli appuntamenti imperdibili della Milano Art Week 2023
Yuri Ancarani ,The Challenge, 2016. Courtesy Studio Ancarani

Gli appuntamenti imperdibili della Milano Art Week 2023

di Elena Bordignon

Dalla moda al design, ma anche video arte, pittura, mostre che dialogano con il vuoto, con l’universo e l’infinito. Gli appuntamenti da segnare in agenda

Durante la settimana dedicata all’arte, Milano diventa teatro di una lunga serie di appuntamenti imperdibili, offrendoci la possibilità di scoprire non solo grandi opere d’arte, ma anche di ammirare l’opera di personalità del calibro di Helmut Newton, Guy Bourdin, Bill Viola, Michelangelo Pistoletto e Angelo Mangiarotti. In occasione della Fiera d’arte moderna e contemporanea miart – dal 14 al 16 aprile al – la Milano Art Week, anche quest’anno, si arricchisce di progetti, presentazioni e mostre da visitare. Abbiamo selezionato alcuni appuntamenti imperdibili. 

Prima tappa irrinunciabile è sicuramente Palazzo Reale con un tris di mostre: dalla grande mostra che omaggia il maestro della video arte Bill Viola – con un’esposizione che attraversa tutta la sua produzione dai lavori che approfondiscono il rapporto tra uomo e natura – alla grande installazione di Michelangelo Pistoletto pensata appositamente per la Sala delle Cariatidi. Per questa mostra l’artista ha pensato una grande labirinto fatto di cartoni ondulati di grandi dimensioni, che al loro interno accolgono una selezione di opere emblematiche realizzate da Pistoletto negli anni. Il Labirinto è il percorso della Pace Preventiva, traccia di un itinerario di consapevolezza che ha consentito all’artista di concepire l’arte al centro di una trasformazione responsabile della società.

Il terzo grande protagonista a Palazzo Reale è Helmut Newton, la cui lunga carriera è percorsa in una grande mostra che raccoglie 250 fotografie, riviste, documenti e video. Fotografo tra i più amati e discussi di tutti i tempi, Newton è raccontato grazie a delle splendide immagine iconiche in dialogo con un corpus di scatti inediti presentati per la prima volta in Italia. In mostra un’ampia sezione è dedicata ai servizi di moda più anticoncezionali, come quelli del decennio degli anni ’70 in cui Newton esce dai canoni elle fotografia di moda classica per realizzare immagini sempre più provocatorie, stravolgendo set e impiegando modelli e stylist in modo anticonformista. Spiagge alle Hawaii, hotel parigini, stazioni e metropolitane diventano location per i suoi servizi fotografici, che in modo pionieristico allargano i limiti sociali e morali, ridefinendoli. 

 
Restiamo sempre nell’ambito della moda con la bellissima mostra di Guy Bourdin: Storyteller, ospitata da Armani/Silos. Fino al prossimo agosto è possibile vedere una carrellata di 100 fotografie tra scatti iconici e immagini meno note del grande fotografo francese. Autodidatta, da giovane ambiva a fare il pittore finché non ha cominciato a sperimentare con la fotografia. ha frequentato tanto artisti, su tutti Man Ray, mente geniale che, con Duchamp rivoluzionò la fotografia e l’arte del XX secolo. Fin dai suoi primi scatti, Bourdin giocò con la falsità intrinseca della pubblicità di moda, esagerandone ancora di più la finzione attraverso ambientazioni fotografiche dalle superfici lucide e i colori netti, dove i modelli erano inseriti con pose plastiche, immersi in una narrazione suggestiva e ambigua, dal gusto surreale. Inspirato anche da grandi maestri, dal già citato  Man Ray a Edward Weston, ma anche dai pittori Magritte e Balthus, Bourdin tramutò in un gioco tetro la classica bellezza femminile.

Due le proposte della Fondazione Prada. Fino al 6 luglio, nella sede in Largo Isarco, possiamo ammirare le splendide Cere Anatomiche de La Specola di Firenze. Tessendo una filo rosso tra i secoli, questa mostra mette in dialogo dei tredici ceroplastiche del XVIII secolo provenienti dalla prestigiosa raccolta del museo fiorentino, con lo sguardo tutto contemporaneo del grande regista visionario David Cronenberg. La mostra si articola in due parti complementari negli spazi del Podium: l’esposizione delle cere anatomiche e una serie di settantadue copie espositive di disegni anatomici raccolti in nove vetrine, e la proiezioni del cortometraggio dal titolo Four Unloved Women, Adrift on a Purposeless Sea, Experience the Ecstasy of Dissection, realizzato da Cronenberg negli spazi della Specola. 
“Le figure di cera della Specola furono create prima di tutto come strumento didattico” spiega Cronenber. ‘Nel loro tentativo di creare delle figure intere parzialmente dissezionate, il cui linguaggio corporeo ed espressione facciale non mostrassero sofferenza o agonia e non suggerissero l’idea di torture, punizioni o interventi chirurgici, gli scultori finirono col produrre personaggi viventi apparentemente travolti dall’estasi. È stata questa sorprendente scelta stilistica che ha catturato la mia immaginazione: e se fosse stata la dissezione stessa a indurre quella tensione, quel rapimento quasi religioso?” 
Gli spazi di Osservatorio Fondazione Prada ospitano, fino al 25 settembre, un ampio spaccato della ricerca di Dara Birnbaum (New York, 1946)un’artista che da oltre cinquant’anni indaga le relazioni e le analogie culturali tra videoarte, televisione e tecnologie. Un tema costante delle sue installazioni e dei suoi video sono i pregiudizi legati al genere che si riflettono nella rappresentazione delle donne nella cultura popolare. Il progetto include una selezione di video monocanale, opere audio, installazioni multicanale, fotografie e stampe 3D su Plexiglas realizzati tra il 1975 e il 2022. 

Il PAC Padiglione d’Arte Contemporanea di Milano ospita la mostra monografica di Yuri Ancarani (Ravenna, 1972), dal titolo Lascia stare i sogni. A metà strada tra cinema documentario e video arte, i film di Ancarani sono stati presentati nei maggiori festival e in alcuni tra i più importanti musei d’arte contemporanea del mondo. La mostra al PAC mira a far emergere gli aspetti più autentici della produzione dell’artista, rivelandone le diverse sfumature e i codici linguistici, grazie ad un’ampia selezione di opere del passato accanto a una nuova produzione pensata per questa occasione espositiva. “Nessuno crede più alle storie fantastiche; ora si ride quando si guarda un film horror,” racconta l’artista. “Ciò che fa paura invece è proprio la realtà. Il mio cocktail è bellezza e realtà, e piace alle persone: crea scompiglio ed emozione dentro di loro”.

Protagonista degli spazi di Pirelli HangarBicocca l’artista belga Ann Veronica Janssens (Folkestone, Regno Unito, 1956), con la mostra Grand Bal. Con alle spalle una carriera lunga 4 decenni, la Janssens ha fatto della luce la sua materia prediletta e strumento per indagare la natura sensoriale e performativa di spazi e architettura. Nello spazio milanese l’artista ha concepito una mostra che intreccia installazioni ambientali a lavori più intimi, tracciando un percorso visivo, sonoro e tattile di grande impatto. Eteree, incorporee, al limite dell’invisibilità, i suoi interventi, che potremmo definire umorali, creano atmosfere che oscillano tra il surreale e rimandi a contesti sociopolitici e culturali dell’età contemporanea. In Grand Bal l’artista accosta lavori storici e opere note – come ad esempio quelle composte da glitter o da nebbia artificiale – a nuove produzioni che dialogano con l’architettura e con l’introduzione della luce naturale nello spazio.

Anche nella mostra ospitata fino al 22 aprile alla Fondazione ICA Milano, al centro della ricerca c’è come l’essere umano percepisce il mondo. L’artista statunitense Nathlie Provosty (Cincinnati, USA, 1981), con la mostra What A Fool Ever To Be Tricked Into Seriousness, utilizza la pittura compie un’indagine sulla percezione dell’esperienza umana. Dense di consapevole ironia, le opere dell’artista esplorano elementi del nostro quotidiano quali il tempo, lo spazio, il magnetismo, l’erotismo e la gravità attraverso un meticoloso uso della pittura a olio e della carta. Il progetto espositivo ideato per Fondazione ICA Milano riunisce una selezione di opere mai presentate prima insieme a lavori più storici che invita il visitatore a entrare nello spazio della pura percezione.

E’ in corso fino al 23 aprile alla Triennale di Milano la bellissima mostra di Angelo MangiarottiQuando le strutture prendono forma. Architetto, designer, scultore e accademico, Angelo Mangiarotti è stato un protagonista dell’architettura e dell’urbanistica internazionale, uno dei pochi maestri italiani in grado di esportare all’estero la propria filosofia di progetto. Questa mostra, una delle più complete ed esaustive retrospettive mai realizzate, è un’occasione unica per conoscere la bravura e lo spirito pionieristico della ricerca di Mangiarotti, ripercorrendo oltre sessant’anni di attività attraverso un’ampia selezione di opere, progetti, documenti e materiali, molti dei quali mai esposti prima, messi a disposizione dalla Fondazione Angelo Mangiarotti.