Un autunno ‘caldo’ per le mostre di fotografia
Eudocimus Ruber, 2017 © Viviane Sassen and Stevenson

Un autunno ‘caldo’ per le mostre di fotografia

di Elena Bordignon

Una selezione di sette mostre che inaugurano in autunno di alcuni tra i più importanti fotografi al mondo.

Roma, Parigi, Milano, Londra e Amsterdam sono le città che ospitano le retrospettive di importanti fotografi. Dalla mostra di Newton al Museo dell’Ara Pacis a Roma alla Maison Européenne de la Photographie con la retrospettiva di Viviane Sassen; dalla grande mostra di Vivian Maier a Palazzo Pallavicini a Bologna allo Stedelijk Museum di Amsterdam che ci rivela la grande Nan Goldin nei panni di regista. Buoni giri e scoperte.  

Un inedito Helmut Newton a Roma

Le visioni di Alfred Hitchcock, Francois Truffaut e Federico Fellini si intrecciano in modo magistrale nelle immagini patinate di uno dei più grandi fotografi di moda di tutti i tempi. Parliamo del grande Helmut Newton, protagonista della mostra dal titolo Legacy al Museo all’Ara Pacis di Roma. Dal 6 ottobre al 3 marzo 2024, in un percorso di oltre 250 fotografie, possiamo ripercorrere l’intera carriera del fotografo tedesco, dalle sue immagini più famose e iconiche, a una lunga serie di scatti inediti: quelli dedicati ai servizi di moda ispirati a grandi registi. La mostra si struttura in capitoli cronologici, raccontando le fasi ed evoluzioni della vita e della carriera di Newton. Dagli esordi negli anni Quaranta in Australia, Legacy tocca il suo arrivo in Europa negli anni Cinquanta; nei Sessanta in Francia, con le collaborazioni con Yves Saint Laurent e Karl Lagerfeld, con l’innovativa serie “Naked and Dressed” del 1981 e le grandi commissioni degli anni Novanta, tra cui si annoverano case di moda e stilisti quali Chanel, Thierry Mugler, YSL e Wolford.


Helmut Newton Amica. Milano, 1982 Amica. Milano, 1982 © Helmut Newton Foundation

Le ‘distorsioni’ di André Kertész a Torino

Da Camera a Torino, dal 19 ottobre al 4 febbraio 2024, grazie ad una raccolta di oltre 150 immagini possiamo ripercorrere l’esemplare carriera del grande fotografo di origini ungheresi, André Kertész. Dalle prima fotografie amatoriali scattate nel suo paese d’origine, la mostra segue il suo percorso professionale, giungendo alle celebri icone realizzate a Parigi tra gli anni Venti e Trenta: le strepitose nature morte realizzate nello studio del pittore Piet Mondrian; i ritratti di personaggi che hanno fatto la storia della cultura e del costume del Novecento, dal regista Sergej Eisenstein alla musa Kiki de Montparnasse allo scultore Ossip Zadkine. Coronano il percorso la serie “distorsioni” – giochi nati dagli specchi deformanti dei baracconi del luna park – che lo hanno reso una figura di primo piano anche nell’ambito surrealista. Grazie a questa mostra abbiamo la possibilità di vedere sotto una nuova luce la seconda parte della sua esistenza, trascorsa al di là dell’Oceano, in un clima culturale profondamente diverso. Tra questi scatti, in alcuni casi inediti, si ricordano quelli spettacolari del porto di New York o dello skyline della Grande Mela o le immagini della casa dell’architetto Philip Johnson.


André Kestész Tour Eiffel Paris, 1929 © Donation André Kertész, Ministère de la Culture (France), Médiathèque du patrimoine et de la photographie, diffusion RMN-GP

Le tonalità vivide di Viviane Sassen a Parigi

La mostra alla Maison Européenne de la Photographie (MEP) di Parigi, rivela quelli che sono i due punti cardine della sua ricerca: la continua esplorazione di tecniche fotografiche innovative e il ruolo cruciale dell’intimità. Spaziando tra diversi medium – fotografia, collage, pittura e video – l’artista olandese Viviane Sassen è la protagonista di questa grande retrospettiva che ripercorre, grazie a 200 opere, la sua carriera trentennale. La mostra, dal titolo Art & Fashion, occupa due livelli del MEP e riunisce alcune serie importanti, scatti inediti e composizioni multimediali che integrano fotografia, pittura, collage e video. Per Sassen la fotografia trascende il mero valore estetico, funge da porta d’accesso a un mondo in cui i suoi sogni, le sue aspirazioni e le sue paure convergono con la realtà tangibile. Già dai suoi primi scatti dopo la laurea alla Utrecht School of the Arts, la sua fotografia – caratterizzata da tonalità vivide, dall’interazione dinamica di luci e ombre e dalle rappresentazioni uniche della forma umana – ha presto attirato l’attenzione di importanti testate di moda, musei e gallerie.


La doppia mostra di Gabriele Basilico a Milano 

Palazzo Reale e la Triennale di Milano sono le due sedi di una grande mostra del fotografo Gabriele Basilico. A dieci anni dalla sua scomparsa, Milano – dove Basilico è nato e vissuto – gli dedica un grande progetto espositivo che raccoglie oltre 500 opere. In Triennale sono esposte per la prima volta una selezione completa dei progetti dedicati alla sua città, mentre a Palazzo Reale sono esposte le grandi opere realizzate dal fotografo nelle città del mondo. Ecco che dalla città meneghina, di cui Basilico ha raccontato l’architettura, il tessuto edilizio, i monumenti, lo sviluppo urbano e le trasformazioni nei decenni, passiamo a Palazzo Reale per vedere una ricca selezione dall’Archivio Basilico. Tra le tante opere, 100 fotografie raccontano oltre 40 città fra cui Shanghai, Rio de Janeiro, San Francisco, Mosca, Londra, Parigi, Istanbul, Tel Aviv, Boston, Liverpool, Roma, e altre ancora.


Gabriele Basilico, Milano 1978 – 80, ©Archivio Gabriele Basilico

L’enigma del tempo di Hiroshi Sugimoto a Londra

E’ presentata come la più grande retrospettiva mai realizzata sul fotografo e artista giapponese Hiroshi Sugimoto. La Hayward gallery di Londra ospita dall’11 ottobre al 7 gennaio 2024, Time Machine, una mostra che racconta i 50 anni di carriera del noto fotografo, che ha creato alcune delle fotografie più affascinanti ed enigmatiche del nostro tempo. La retrospettiva mette in luce la profonda ricerca visiva dell’artista e il carattere ambiguo delle fotografia come mezzo adatto sia alla documentazione che alla creazione di visioni immaginifiche. Oltre alle opere più note, la mostra presenta fotografie meno conosciute che rivelano l’interesse dell’artista per la storia della fotografia così come per la matematica e le scienze ottiche. Afferma Sugimoto: “La macchina fotografica è una macchina del tempo in grado di rappresentare il senso del tempo… La macchina fotografica può catturare più di un singolo momento, può catturare la storia, il tempo geologico, il concetto di eternità, l’essenza stessa del tempo. .. Più penso a quel senso del tempo, più penso che questo sia probabilmente uno dei fattori chiave di come gli umani sono diventati umani.”


Hiroshi Sugimoto, Union City, Drive-In, Union City, 1993 – Courtesy of the artist and Hayward Gallery

Le immagini in movimento di Nan Goldin ad Amsterdam

“Ho sempre voluto essere una regista. Le mie presentazioni sono film composti da fotogrammi”. Con questa rivelazione si apre la mostra di Nan Goldin, This Will Not End Well, ospitata dal 7 ottobre al 28 gennaio 2024 al Stedelijk Museum di Amsterdam. La prima mostra presenta per la prima volta una panoramica sul lavoro dell’artista come regista. L’allestimento – studiato da Hala Wardè, un architetto che ha lavorato in più occasioni con Goldin – è strutturato come sei costruzioni che costituiscono le relative tappe della sua carriera. Tra le serie in mostra: The Ballad of Sexual Dependency (1981–2022), la sua opera più conosciuta che documenta la vita a Provincetown, New York, Berlino e Londra a partire dagli anni ’70 e ’80 fino ai giorni nostri; The Other Side (1992–2021), un ritratto storico prodotto in omaggio ai suoi amici trans che Goldin ha fotografato tra il 1972–2010; Sirens (2019-2020), un viaggio nell’estasi della droga e Memory Lost (2019–2021), un viaggio claustrofobico attraverso l’astinenza dalla droga. 


Le inedite osservazioni di Vivian Maier a Bologna

Le bellissime sale rinascimentali di Palazzo Pallavicini a Bologna, ospitano la grande mostra Vivian Maier – Anthology, quasi 150 fotografie di una delle fotografe più amate degli ultimi decenni. La Maier ha fotografato per più di quarant’anni, a partire dai primi anni ’50, pur lavorando come bambinaia a New York e Chicago. Nascosta nel più assoluto anonimato, la fotografa è stata rivelata al mondo solo nel 2007, quando il suo corpus di fotografie vide la luce: è stata scoperta un’impressionante mole di lavoro, costituita da oltre 120.000 negativi, film in super 6 e 16mm, oltre a tanto altro materiale. Qui sono presentate 111 fotografie in bianco e nero, più una selezione di 35 foto a colori. Novità assoluta è la visione dei Super 8 che permetterà di seguire lo sguardo di Vivian Maier, che iniziò a filmare scene di strada, eventi e luoghi dalla fine degli anni ’60. Maier filmava tutto ciò che la portava a un’immagine fotografica: osservava, si soffermava intuitivamente su un soggetto e poi lo seguiva.


VIVIAN MAIER JULY 1957 CHICAGO SUBURB PALAZZO PALLAVICINI BOLOGNA copyright Vivian Maier Maloof Collection Courtesy Howard Greendberg Gallery New York