Un Gesto Danzato: l’arte del bien vivre
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Un Gesto Danzato: l’arte del bien vivre

di Alessandro Turci

Piroette di stile e buone maniere. Parte la rubrica di Alessandro Turci dedicata all’arte di vivere. Parafrasando Oscar Wilde: “Be yourself; everyone else is already taken”

Le buone maniere: dissidio tutto maschile tra étalage e low profile.

Il vero gentleman è sempre low profile, eppure è seducente anche quel tocco di étalage (che potremmo tradurre come vanità, se sfoggio è troppo greve). Ma un tocco appena. Il mettersi in mostra, non può essere elegante per definizione.

Come coniugare allora le due cose, restando nel perimetro di un’impeccabile misura?

Il lockdown è forse il momento ideale per quest’introspezione. Siccome l’armonia è spesso un’idea totalizzante, volete che le belles manières vi accompagnino dal risveglio sino a tarda sera. I vostri modelli di stile, come nella ruota dei colori disegnata da Goethe, sono sfumature dello spirito che devono trovare la giusta collocazione: la giornata diventa quindi un piccolo e imperfetto capolavoro, tra routine e audacia. Se dovete misurarvi con una nuova quotidianità, occorrono nuove regole di galateo.

Colazione pane e burro, come insegna l’aristocrazia, senza trascurare argenti e porcellane. Il tovagliolo è sempre in stoffa. Naturalmente avete fiori in ogni stanza, e se le rose iniziano a sfogliarsi è il loro bello. Non raccogliete per nessuna ragione al mondo i petali caduti attorno al vaso.

I device sono nella stanza dei computer (e della televisione, in caso l’abbiate), perché non volete mischiare l’energia spirituale dei libri con quella, utile ma invadente, della tecnologia. La cancelleria racchiude tutta l’art de vivre di un gentiluomo. Scrivete a mano alcuni pensieri sui quali tornerete e qui sì, potete mischiare sacro e profano: un aforisma zen con una voluttà per il pranzo. Fate un piccolo biglietto per la spesa su carta di pregio: può esserci eleganza anche nel progetto gourmande della Waldorf Salad. Gli ingredienti li sapete, ma è un rito trascriverli. In inglese, dato che questo capolavoro è nato a New York. L’indirizzo? Park Avenue, naturalmente.

Nel tardo pomeriggio, dopo aver curato il vostro corpo con esercizi e yoga (il faut!), un comodo cachemire vi accompagna tra i corridoi della memoria: eravate proprio voi tra città fortificate, case salmastre e chiese dell’XI secolo. Un turismo raffinato alla James Ivory – lino, buone maniere e culto di Prassìtele – mescolato ad ataviche scaramanzie marinaresche. Cercate l’eleganza di quel ricordo protetti fra le mura del vostro studio, sfogliando l’album dei vostri scatti fotografici analogici e dei vostri disegni, e dove avete optato per il whisky decanter invece della bottiglia commerciale.

Nel cristallo, la palette dei colori vibra sensuale coi toni ambrati di una trilogia raffinata. Accanto al vostro Single Malt d’elezione avete fatto posto anche a un Bourbon faulkneriano e a un blended di rango, perché vi piace che la vita sia ricerca d’armonia tra classicismo e mescolanza. Tra regola e ribellione. Tra serietà e ironia. Siete indubbiamente eleganti, ma siccome nessuno vi sta vedendo, vi scoprite elegantissimi.

È bello cenare tardi, con misura. Avete intanto deciso per un film: pensare a un grande classico è talmente scontato che vi prendete un po’ in giro da soli, ma siccome siete di buon umore e volete restarci, scegliete Billy Wilder. L’equilibrio tra étalage e low profile termina così sulla nota perfetta, è stato lui a dire: “il miglior regista è quello che non si vede.”