I 10 film più iconici del 2021
Foto: Warner Bros. / Netflix / Metro-Goldwyn-Mayer / PFA Films / Teodora Film / Disney Studios / Vision Distribution / I Wonder Pictures / Bim Distribuzione

I 10 film più iconici del 2021

di Simona Santoni

Racconti di neve e vagoni, spruzzate di Gucci, viaggi interplanetari insieme a Timothée Chalamet, il carisma dispotico di Benedict Cumberbatch… Ecco i film che hanno lasciato il segno nel 2021

Metti una spruzzata di Gucci, uno sguardo traverso di Chalamet, un altro capolavoro dal cassetto di Bong Joon-ho e una sorpresa meravigliosa di neve e vagoni dalla Finlandia, ed ecco che anche il 2021 del cinema lascia il segno, pur tra tentennamenti e speranze, tra sale chiuse e riaperte.

E mentre l’anno gocciola via, non possiamo non tracciarne il bilancio a suon di film. Segnalando i più belli, senz’altro, ma anche quelli che sono stati magneti di attese, critiche, emozioni controverse. Insomma, ecco qui i nostri 10 film più iconici del 2021.    

Scompartimento n. 6 di Juho Kuosmanen

Scompartimento n. 6 – In viaggio con il destino è la più bella sorpresa dell’anno, opera seconda del 42enne regista finlandese Juho Kuosmanen. Un road movie artico – ispirato all’omonimo romanzo di Rosa Liksom – su un treno che attraversa la vasta Russia innevata, direzione Murmansk. Pian piano diventa scoperta e lento fidarsi del caso. Il burrascoso incontro su un vagone tra una studentessa finlandese (Seidi Haarla) alla ricerca di petroglifi e un irritante minatore russo (Yuriy Borisov) si tinge di tenerezza e levità. Un film da vedere.

Gran Premio della Giuria all’ultimo Festival di Cannes e nella cinquina del Golden Globe 2022 al miglior film straniero.

Scompartimento n. 6
Foto: Sami Kuokkanen
Immagine del film “Scompartimento n. 6”

Madre di Bong Joon-ho

Il capolavoro è servito. Dalla Corea del Sud, dal regista premio Oscar per Parasite, Bong Joon-ho, il suo film più bello. In verità è datato 2009 ma è arrivato in Italia solo quest’anno. Madre è un giallo e un dramma crudele e splendente, che sconquassa. Una madre (la stupenda Kim Hye-ja) fa di tutto per dimostrare l’innocenza di suo figlio, affetto da ritardo mentale, accusato di un omicidio.

La scena iniziale è una perla nella perla. Da vedere e rivedere. Due minuti di poesia.  

Petite maman di Céline Sciamma

Un piccolo grande film. In un mondo prolisso che ci ruba il tempo, la regista francese Céline Sciamma in 72 minuti ci illumina sulla bellezza dell’essenzialità.

Petite maman è una carezza in viso, un piccolo bonbon. Una fantasia che si fa materia: una bambina di otto anni in un bosco d’autunno incontra sua madre, alla sua stessa età, otto anni, e con lei condivide gioco e confidenze. Una sorta di perdono delle mancanze genitoriali, un trovarsi al là delle generazioni e del tempo.

Il potere del cane di Jane Campion

Oh, come sa essere spietata Jane Campion, in modo così sottile e chirurgico! Il potere del cane (The power of the dog) è un western thriller sul desiderio, anzi, su dove può portare la repressione del desiderio e della propria natura.

Benedict Cumberbatch, torreggiante, è un allevatore dispotico e machista, avvezzo alla sopraffazione e all’umiliazione. L’arrivo in casa della neo-moglie (Kirsten Dunst) del fratello per lui è sabbia negli occhi. Ancor più quello del figlio di lei mingherlino ed effemminato (Kodi Smit-McPhee).

Meritato Leone d’argento – Premio per la migliore regia all’ultima Mostra del cinema di Venezia.

Il potere del cane
Foto: Netflix
Immagine del film “Il potere del cane”

Ariaferma di Leonardo Di Costanzo

Ariaferma è il film italiano più bello del 2021 (anche se è passato da Venezia non in concorso). In un vecchio carcere in procinto di essere dismesso, da una parte i secondino capitanati da Toni Servillo, dall’altra i carcerati guidati da Silvio Orlando. E il tentativo, forse, di comunicare e toccarsi, al di là dei ruoli agli antipodi. Mentre la tensione condisce ogni silenzio o lento indugiare.

Dune di Denis Villeneuve

È stato uno dei film attesi dell’anno. E non a sproposito. Pur senza scomodare i cult e i superlativi assoluti, Villeneuve è riuscito laddove il maestro David Lynch fallì: trovare la giusta rotta per trasporre sul grande schermo il venerato romanzo fantascientifico Dune di Frank Herbert.
Si è affidato all’attore più anelato del momento, Timothée Chalamet, che con fascino misurato diventa il giovane Paul Atreides, veggente e guerriero, messia riluttante, in un viaggio spaziale quanto basta avvincente in un pianeta arido e pericoloso.

Dune
Foto: Warner Bros.
Timothée Chalamet nel film “Dune”

È stata la mano di Dio di Paolo Sorrentino

Noi non lo abbiamo amato, infastiditi dall’estetica degli eccessi a cui Sorrentino ultimamente fa ampio ricorso, dal grottesco esagerato e artefatto. Però è innegabile che È stata la mano di Dio ha lasciato il segno ed è forse destinato a lasciarlo ancora di più: è stato Leone d’argento – Gran premio della giuria a Venezia (con premio Marcello Mastroianni al giovane attore Filippo Scotti, che interpreta un Sorrentino adolescente); è nella cinquina del Golden Globe 2022 al miglior film straniero e nella shortlist per l’Oscar 2022 al miglior film internazionale.

Ha commosso critici e spettatori, ricostruendo, alla sua maniera, la morte del padre e della madre quando era poco più di un ragazzino.

House of Gucci di Ridley Scott

House of Gucci è stata una delusione, ma di quelle altisonanti e reboanti, che fa tanto rumore quanto un successo. Il film che ricostruisce l’omicidio di Maurizio Gucci per mano della sua ex moglie Patrizia Reggiani, con sua divinità Lady Gaga, è un carrozzone di abiti eleganti, gioielli e caricature che distorcono la realtà. È quasi comico nel suo abbagliante fracasso. Benvenuto nei ricordi più grandiosi del 2021 cinematografico.

House of Gucci
Foto: Courtesy of Metro Goldwyn Mayer Pictures Inc.
Lady Gaga nel film “House of Gucci”

Nomadland di Chloé Zhao

Leone d’oro a Venezia 2020, Golden Globe 2021 a miglior film drammatico e regia, Oscar 2021 per miglior film, regia e attrice a Franced McDormand, in tempi di uscite tiepide causa pandemia, Nomadland è un pensoso e bilanciato ritratto della vita nomade nell’America del West, tra il Badlands National Park del South Dakota e le sequoie giganti della Mendocino Coast in California settentrionale.

Un viaggio alla scoperta di una nuova frontiera, malinconica ma dall’odor della speranza. Non è un caso, probabilmente, che sia stato il film con cui è stata rilanciata la faticosa riapertura delle sale cinematografiche, ad aprile.

Titane di Julia Ducournau

Film folle, follemente premiato con la Palma d’oro a Cannes. Una trama esile, con allegorie ancor più esili, da cercare più nei sensi che nella ragione. Titane è un mix di provocazioni, fantasie notturne trasposte in film, sconfinamenti nell’horror: l’amplesso tra una Cadillac e una ballerina sexy, un feto di pistoni e olio di motore, ammazzamenti seriali così tanto per fare, il corpo della protagonista sociopatica (Agathe Rousselle) che si trasfigura in qualcosa di poco sostenibile alla vista.

Julia Ducournau vuole scioccare e ce la mette tutta. Ma lo choc più grande resta sempre che Titane abbia vinto il Festival di Cannes. E proprio per questo è un film memorabile. Destinato a rimanere negli annali.